Chiara Ciacci
Quella data andava trovata, sembrava impossibile, ma ce l’avevamo fatta.
Fu così che riuscimmo nuovamente a partire tutti insieme per un grande campo.
Era il 6 gennaio del 2017 quando il Clan Nettuno, il Fuoco Girasole e tutta la Direzione di Gruppo partirono per il primo campo insieme.
Naturalmente non fu la prima occasione in cui le diverse unità si incontravano, prima di questa ci sono state altre esperienze, come il campo invernale di Clan e Fuoco tenutosi a Parchiule tra il 27 e il 30 dicembre del lontano 2005 e l’uscita del 1° marzo 2015 dove le due unità hanno trascorso una giornata insieme alle Cesane di Fossombrone.
Un assaggio di quello che sarebbe stato questo campo lo abbiamo ricevuto durante l’uscita a Madonna dell’Acquanera nel marzo del 2016, dove per la prima volta si sono confrontati la Direzione di Gruppo, il Fuoco e il Clan.
Ma niente è paragonabile al grande evento del campo.
Quella mattina il sole quasi timido rifrangeva i suoi raggi sull’acqua del fiume, il clima era un po’ rigido, tanto che durante la giornata abbiamo assistito alla prima neve dell’anno.
Il punto di partenza era la piccola terrazza posta a bordo della strada principale di Fossombrone a pochi metri dal Ponte che attraversa il Metauro.
Da lì si apre il sentiero per “campo d’Asino” dove si trova la casa che ci avrebbe ospitati.
Compiuti i prima passi lungo il sentiero, è lì che tutto accade, inizi piano piano a lasciarti la realtà alle spalle e senza accorgertene il tuo spirito cambia e la tua anima inizia a riempirsi di qualcosa di nuovo, di speciale.
Lungo il cammino si sono formate le equipe che come ad ogni campo si sarebbero sfidate in quelle che sono le tipiche attività Scout, in fin dei conti ci vuole sempre un po’ di sana competizione.
Arrivati alla casa, come dopo ogni camminata, la fame si è fatta sentire così riuniti intorno al tavolo abbiamo consumato il pranzo perché sappiamo tutti che a stomaco pieno si ragiona meglio. In questo caso si crea meglio, sì, perché la prima attività del pomeriggio è stata realizzare delle maschere, ma non le tipiche mascherine fatte in carta: ci siamo infatti specializzati nella creazione di oggetti in gesso, e con un po’ di fatica e dolore siamo riusciti a ricavare dei volti, cinque cavie hanno offerto il loro viso come stampo per il gesso, e in cambio hanno ricevuto una ceretta gratis per sopracciglia e baffetti.
Il resto del pomeriggio le varie unità ovvero, il Clan, il Fuoco e la Direzione si sono riunite, ognuna nelle proprie stanze per sviluppare, tramite le varie tecniche espressive, la rappresentazione dei personaggi assegnati loro durante le riunioni che hanno preceduto il campo per la realizzazione di uno spettacolo che si è tenuto la sera, durante il fuoco serale, nel quale i vari gruppi si sono esibiti con opere di grande successo.
Nella giornata seguente, come ad ogni campo che si rispetti, siamo partiti per una nuova camminata, divisi in unità, lungo sentieri diversi, camminavamo tutti verso la stessa direzione, ovvero la baita delle Cesane.
Lungo il cammino è stata la figura di Ester che ci ha accompagnati e ci ha fatto riflettere sulle nostre scelte.
Come spesso accade ai nostri campi mobili è la strada che ci accompagna durante le nostre riflessioni, ed è lei ci fa sempre scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che ci arricchisce.
Durante il pomeriggio dopo essere rientrati dalla camminata ed esserci rifocillati con un buon pranzetto è venuto a farci visita il nostro caro Don, dopo qualche canto e risata, ci siamo ricomposti per una bella chiacchierata tutti insieme, a seguire il nuovo conduttore Rai, Davide Falcioni ha condotto un gioco nel quale abbiamo condiviso le nostre riflessioni su Ester e le scelte di cui si parlava la mattina.
La giornata si è conclusa con la visione di alcuni video su storie di persone che hanno fatto delle scelte importanti, seguiti da un lauto banchetto e la visita di ospiti speciali.
La mattinata seguente la sfida si è fatta sentire un po’ di più, in un primo momento le varie equipe si sono riunite per dare finalmente un’identità a quei volti che durante le giornate precedenti erano rimasti lì fermi in corridoio ad asciugarsi e compattarsi, sapete il gesso non si asciuga molto velocemente, soprattutto d’inverno.
Dopo la presentazione di queste identità e il racconto delle loro storie, è arrivato il momento più atteso del campo, la grande sfida, quella che ormai è una tradizione ed ogni volta assapori nell’aria competizione e in teoria dovresti sentire anche qualche profumino che ti porta l’acquolina in bocca, in questo caso eravamo tutti inebriati dalla cannella di Berlo.
Sì stiamo parlando proprio di lei, LA GARA DI CUCINA, una vera e propria sfida all’ultimo fornello, i cuori palpitavano e le mani si muovevano più velocemente possibile per realizzare il piatto perfetto, ore 13:30 fischio finale, uniformi perfette, piatti pronti, si presenta il tutto ai giudici.
Durante il ritiro della giuria per le valutazioni i vari concorrenti si sono messi all’opera per ripulire tutto e svuotare la casa prima della partenza.
Prima di salire in macchina e tornare alle proprie case la sfida non poteva che concludersi con una vera e propria lotta a palle di neve, a seguire ci siamo riuniti per i saluti finali, la benedizione del Don Peppe e la consegna dei vari certificati di campi scuola, perché la formazione viene prima di tutto.
A questo punto vi chiederete cosa centra il titolo con questo articolo…
“mille volti una storia” è la frase che ci ha accompagnato lungo tutto il campo.
Una storia quella del campo, che racchiude dentro di sé la vita e la scoperta di tanti volti, quelli che erano presenti, che magari vediamo spesso intorno a noi, ad attività, a messa ma che di fatto non conoscevamo fino in fondo prima di questo campo, quelli che abbiamo conosciuto nelle storie di personaggi biblici, e volti che abbiamo creato noi, ai quali noi abbiamo dato una loro identità.
Si parla di volti, di storie, e pensando a queste parole mi viene in mente tutto il nostro Gruppo, formato da tante persone, dal più piccolo al più grande.
Una Capo un giorno mi ha detto “se il Fuoco e il Clan non funzionano, non funziona tutto il Gruppo”, e di fatto è così perché in queste due unità si formano i capi di ora e i capi del futuro e se questi non funzionano i nostri ragazzi e ragazze più piccoli come faranno a fare attività? Come faranno a crescere con degli esempi se questi non ci sono?
Questo campo mi ha dimostrato che ci sono persone che ci tengono, che formano prima se stesse per poi riportare il proprio sapere ai più piccoli, e questa è proprio una testimonianza, i nostri capi più grandi, il Capo Gruppo e l’aiuto Capo Gruppo si sono adoperati per noi, per rafforzare i rapporti tra i capi più giovani, gli aiuti delle varie unita, per creare una comunità forte in continua formazione.