Federico Rivelli
Quest’anno, più precisamente dal 3 all’11 agosto presso il Comune di Casteldelci, i ragazzi dei tre Riparti del Gruppo Calcinelli I° hanno potuto vivere un’esperienza davvero eccezionale, all’insegna dell’avventura e della vita all’aria aperta.
Non era mai successo nella storia del Gruppo di riunire in uno stesso luogo e nel medesimo periodo tutte le unità di branca verde, Guide ed Esploratori assieme, sotto un unico cielo stellato, a poca distanza l’uno dall’altro.
L’opportunità di avere un ambiente naturale così esteso a disposizione ha permesso infatti di condurre le proprie attività in maniera separata senza arrecare alcun disturbo, come definito dal metodo educativo proposto dalla nostra associazione, ma allo stesso tempo ha permesso anche di creare le occasioni per vedersi tutti assieme e far nascere quell’atmosfera di fraternità e confronto che vogliamo accompagni sempre la crescita di ogni nostro ragazzo.
Posso solo lontanamente provare a trasmettere le emozioni e tutti quei vividi ricordi vissuti a chi si appresterà a leggere queste poche righe, ma proverò a fare del mio meglio per narrare la vita di campo dei nostri cari Esploratori.
Tutto tace nella notte silenziosa, ma, sotto le fiere chiome frondose delle querce si alza e s’abbassa il lieve zufolare del ghiro, che ancora assonnato si appresta a svegliarsi ai primi raggi del sole.
Una bassa nebbiolina, fresca d’acquosa e cristallina rugiada, taglia l’aria ormai limpida e vibrante al nascere del giorno. La lepre saltella con i suoi piccoli tra le folte ciocche d’erba nella verde chioma delle montagne di Carpegna. Un canto si leva dalle solide tende degli Esploratori:
“Sul colle scorre il ruscello, nel bosco canta il cucù!! È sorto il sole, esplorator, non indugiare più! …”
Le voci ancora roche prendono pian piano il vigore ad esse stesse familiare e, rispondendo a nuova vita, si alzano in risposta alla canzone del mattino da dietro i confortevoli drappi d’ingresso. La giornata e il campo hanno finalmente inizio.
Il fresco vento del mattino porta con sé due figure forestiere, che presto si scopriranno essere l’emerito Professor Lidenbrock e suo nipote e assistente Axel. Il professore chiede immediatamente ai ragazzi di aiutarlo a tradurre una misteriosa pergamena scritta in antico runico, di cui si scoprirà essere autore il leggendario alchimista islandese del XVI secolo: Arne Saknussemm.
Di qui in avanti è per i nostri un susseguirsi di avventure, che li porterà a costruirsi con le proprie mani gli strumenti necessari ad una impegnativa spedizione tra i ghiacci verdeblu della nordica isola islandese. Dapprima è la volta di produrre le provviste, ad esempio attraverso le antiche tecniche di trasformazione della frutta in dolce marmellata. Poi viene studiata attentamente la struttura della terra, creando addirittura un ecosistema in bottiglia, dove la base è la fedele ricostruzione della vita acquatica di uno stagno, con alghe per produrre ossigeno e lumachine per mantenere ordine e pulizia, mentre più in superficie viene posto il terriccio, con trifoglio e piccoli animali.
Nulla può raccontare lo stupore dei ragazzi nell’osservare giorno dopo giorno la meraviglia di ciò che accade inconsciamente in maniera incessante anche nella nostra Terra. Gli elementi naturali si compongono e si abbracciano, rendendo possibile il miracolo della vita.
Infine è stato il momento di costruire una bussola, per non smarrire mai la strada e superare al meglio ogni difficoltà.
Si sono susseguite innumerevoli altre prove, ad esempio di allenamento fisico con le attesissime olimpiadi, o anche di confronto con sé stessi, durante i momenti di riflessione accompagnati dalle parole del Signore, ma soprattutto sono stati fatti tanti giochi all’aria aperta e moltissime risate in compagnia.
All’inizio del racconto però, abbiamo parlato della grande possibilità di vivere esperienze tutti assieme ai nostri fratelli Esploratori e alle nostre sorelle Guide. Questo aspetto si è concretizzato soprattutto nella serata di attività alle stelle.
In un clima limpido e sereno la brillante coltre di piccoli puntini luminosi del cielo estivo ha avvolto in un grande abbraccio i diversi gruppetti di ragazzi e ragazze gemellati, in un percorso composto da quattro tappe.
Le Squadriglie miste hanno perciò ascoltato rapite i “tre saggi eremiti delle stelle” imparando molte cose sul mondo che vive al di sopra delle loro teste, ma anche su quello al di sotto di esse, all’altezza del proprio cuore. Ogni gruppo è stato invitato liberamente a preparare una riflessione comune, esposta durante l’ultima tappa, completata dai canti accorati di un sincero momento di preghiera.
Ma l’indomani le Squadriglie sono finalmente pronte per la grande spedizione, che altro non è che il mitico Grande Gioco.
Tra epiche battaglie, percorsi leggendari in mezzo a rocce vulcaniche e ghiacci perenni, attraverso mondi sotterranei sconosciuti e preistorici esseri giganti, una squadriglia in particolare è riuscita a portare a termine la missione, garantendosi un posto nella storia, ad imperitura memoria delle sue gloriose gesta.
Ma il sole sta già tramontando nella dolce valle del Montefeltro e i ghiri ben presto torneranno assonnati a cantilenare con il proprio respiro. È la ninna nanna della natura che così dolcemente accompagna il fresco dormire dell’esploratore.
L’indomani è già tempo di partire, di levare le tende e trascinare i propri passi sul sentiero di casa. Ma il pensiero va a tutti quei ricordi, quelle sensazioni, che così pienamente hanno accompagnato lo spirito di ogni ragazzo. È una sensazione immensa, pura, e di concreta e vibrante allegria, quella di poter portare con sé lo spirito del campo appena trascorso.
Il segreto è tutto in questo concetto, lo spirto del campo non è altro che lo spirito delle persone, passate, presenti e future, che ne fanno parte.
Tanti spiriti talmente in risonanza l’uno con l’altro da creare un canto potente e armonioso, al di sopra di qualsiasi sensazione che possa provare una sola singola anima. È una grande anima connessa, quella del nostro gruppo, un’anima perpetua, che campo dopo campo allarga sempre i propri orizzonti