Per fare una sedia ci vuole il legno

Cappuccini, 01-02 dicembre 2007.

Penso che poche persone siano consapevoli di quanto possa essere difficile costruire una sedia di legno … si proprio così, una “banalissima” sedia di legno. Cosa ci vuole.. solo qualche paletto, qualche tavola, un po’ di corde. Questo era quello che pensavamo prima dell’uscita che si è tenuta l’1-2 dicembre presso il convento dei frati Cappuccini a Fossombrone.

Il primo giorno dell’uscita era andato tutto liscio: solo divertimento, concluso con castagne calde e dolce vin brulé. L’amaro doveva ancora arrivare. L’indomani il risveglio era stato allegro per tutti. Ovunque facce sorridenti: non vedevamo l’ora di iniziare a costruire. All’ordine del giorno la costruzione di una sedia attraverso la tecnica del froissertage. Proprio così, ci sembrava troppo facile costruire una “banalissima” sedia in legno con corde e cordini. Dunque armati di seghe, segacci, scalpelli, scalpellini e raspe varie abbiamo cominciato a mettercela tutta. Tutto era così facile, troppo facile. Il lavoro progrediva tranquillamente. Ecco comparire i primi incastri nelle gambe, poi nello schienale, infine nei braccioli (volevamo renderla proprio comoda). Ma, ovviamente, poiché dietro tutto ciò che è semplice si nasconde sempre qualcosa di più grande e impensabile a prima vista, così accadeva anche nel caso della nostra impresa. Gli incastri erano ormai completi, il gioco era fatto, non rimaneva che unire il tutto.. ma era proprio questo il problema. Tra incastri troppo stretti o troppo larghi, misure sbagliate o troppo esatte, errori più grandi e meno grandi non riuscivamo proprio a venirne a capo. Morale della favola.. l’oggetto partorito con tutta la nostra pazienza e buona volontà si mostrava come una sedia storta e sbilenca, instabile come un pan-brioche mangiucchiato dal basso verso l’alto. L’opera, quindi, non poteva certamente definirsi conclusa: sarebbe servita ancora molta pazienza e soprattutto tanta colla per legno ;-D .

Ora mi viene da pensare: che cosa succederà fra qualche mese alla nostra stravagante sedia in legno? Forse rimarrà semidistrutta e dimenticata in un qualche angolo oscuro di un vecchio magazzino ricoperto di polvere e magari rischierà anche di essere utilizzata come buon legno da ardere?
No, no. Di certo non finirà così. È molto più probabile che, intatta e solida, arrederà splendidamente la sede di Clan.

Rivelli Nicola