L’Aquila Bella Mai non Po’ Perire

L’Aquila, 13-19 agosto 2009.

“Beautiful L’Aquila must never die”. È con questa frase, scritta a caratteri cubitali all’ingresso della mostra del terremoto, che siamo stati accolti nel capoluogo abruzzese. Ed è stato anche il migliore auspicio con il quale ci siamo recati in questa terra martoriata dal terremoto. Un’invocazione forte che invita a guardare avanti, a ricercare un piccolo barlume di speranza in momento in cui viene a crollarti (ed è proprio il caso di dirlo) ogni certezza nel domani. La ricostruzione è cominciata; stanno nascendo i primi quartieri antisismici, alcune persone stanno riprendendo le proprie attività, inizia un lento cammino verso la riconquista della quotidianità di sempre. Ma come ben sappiamo la ricostruzione non è solamente qualcosa di prettamente materiale: è anche (e soprattutto) una condizione psicologica, una sensazione che ti ridona fiducia e aspettative per il futuro. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di tenere vivo e alimentare questo sentimento, mettendo a frutto quello che è il principio cardine della nostra branca scout: il servizio.
Sevire: una parola, un motto che ci portiamo stampato indelebile nel braccio e che ci siamo impegnati a rispettare promettendo sul nostro onore.

Appena arrivati alla base “Altair” di San Pio delle Camere siamo stati accolti dal nostro capo campo, che ci ha indicato i servizi che ci erano stati assegnati: a quattro di noi è stato affidato un servizio di assistenza ad anziani e bambini presso la casa di riposo di Fontecchio; l’altra metà del gruppo, invece, è stata inviata alla tendopoli di Casentino, dove avrebbe dovuto occuparsi della cambusa e tenere compagnia ai terremotati. Non c’è nemmeno il tempo di fare le prime conoscenze che subito ci arriva una telefonata: “siete stati spostati a Coppito, alla caserma della Guardia di Finanza”. Dopo aver assistito alla disperazione delle nostre amiche di Ponzano Veneto, che avevano confidato sul nostro aiuto per i giorni a venire, ci siamo riuniti e siamo ripartiti alla volta di Coppito. Lì abbiamo incontrato Maurizio, responsabile della comunicazione per la Protezione Civile, che ci ha incaricato di informare la cittadinanza della rassegna cinematografica “Ferragosto Cinema L’Aquila”, che prevedeva la proiezione di alcuni film e l’intervento di alcune personalità del mondo dello spettacolo. Così abbiamo passato la prima parte del campo a distribuire volantini in centri commerciali, supermercati, bar, ristoranti e nelle tendopoli stesse. Un servizio monotono ma al tempo stesso utile e prezioso, perché quella quotidianità di cui parlavo sopra si riconquista anche con piccoli gesti, come recarsi al cinema a vedere un film con la propria famiglia.
Finito il nostro compito a Coppito, siamo stati inviati nelle tendopoli di San Pio delle Camere e Prata, per prestare assistenza a bambini e anziani. In questo nostro servizio siamo stati aiutati dal fuoco di Belluno, che ringraziamo per i bellissimi momenti passati insieme. Quello che abbiamo offerto non è nulla di materiale; semplicemente tempo, allegria, sorrisi e tanta, tanta pazienza (soprattutto con Leonardo!). Vivere con loro è stata un’esperienza molto formativa; finché resti estraneo a una realtà come quella del terremoto puoi provare solamente una fredda e distaccata compassione verso questa gente. Vivere con loro ti fa rendere conto come a un certo punto (e in un certo senso) i loro problemi diventino i tuoi problemi, le loro paure le tue paure. In quei momenti sorge in te una domanda: “ma sono io che sto servendo loro o sono loro che stanno servendo me?”. Probabilmente sono giuste entrambe le affermazioni, perché altrimenti non si spiegherebbe il fortissimo affetto reciproco che è nato tra alcuni di noi.
Raccontare questa esperienza a parole è stato estremamente difficile, perché è impossibile descrivere e riportare per iscritto quello che ci ha lasciato. Concludo questo articolo con le parole del nostro C.C. Bruno, che sottoscrivo in pieno:“tornare a casa è più faticoso di quanto non sia stare al campo; la voglia di tornare, in un modo o in un altro, colpisce tutti, mi sento come se avessi abbandonato nei guai tanti amici.”

Buona strada a tutti!

Alessandro Cicoli