La Romitella (Fiuminata), 29 luglio – 10 agosto 2011.
Si è da poco concluso il Campo Estivo 2011 ed ancora riecheggia nell’aria della località “La Romitella” (Campottone, comune di Fiuminata) il suono delle allegre risa e dei canti gioiosi attorno ai falò di tutti i giovani esploratori che vi hanno attivamente partecipato.
Quest’anno le squadriglie hanno ripercorso le antiche rotte dei vichinghi, scoprendo, attraverso le mille avventure vissute, quanto possa essere fantasiosa ed affascinante l’antica e gloriosa epica norrena. Così hanno potuto ascoltare, per mezzo dei ricordi del cantastorie Linaur, le gloriose gesta di Odino, Thor, Loki e di tutti i valorosi “dei” vichinghi che hanno cercato di difendere il mondo dai possenti e malvagi giganti.
Oltre a questi antichi racconti, che creavano il primo invisibile filo conduttore che sarebbe poi sfociato nell’attesissimo “Grande Gioco”, ad accompagnare le giornate dei giovani esploratori è stato anche un percorso di riflessione, che, attraverso l’analisi e la spiegazione delle beatitudini elencate nel Vangelo, ha tentato di concretizzare al meglio il rispetto della legge scout. Infatti soltanto attraverso la comprensione della parola di Dio, nella quale la legge degli esploratori trova il suo fondamento, può essere rispettata la promessa che fieramente arde sopra il cuore d’ogni ragazzo che porti l’uniforme.
Ma, affianco a queste due principali corde, attraverso le esperienze vissute, i nostri ragazzi ne hanno aggiunte tante altre, così da completare l’immaginario strumento perfetto che potesse emanare tutt’intorno un armonia irresistibile, la quale sarebbe riuscita ad attrarre inesorabilmente ogni essere a danze di gioia.
In quel clima perfetto che ripercorre la magia degli infiniti campi estivi che furono, che sono e che saranno vissuti, i giovani ragazzi hanno potuto affinare le proprie tecniche scout e provare cose mai nemmeno immaginate. Così hanno costruito un terrario trasparente che potesse contenere insetti, comprendendo quanto possa essere semplice e divertente osservare ed esplorare la natura, ma anche quanto sia affascinante scoprire come ogni essere sia tanto speciale ed abbia caratteristiche di specie irriproducibili. E allora si guarda attoniti, al di là del vetro lucente, la formica che scava una nuova tana, mostrando sotto il terreno, ormai visibile, gli infiniti tunnel che in un prossimo futuro brulicheranno di vita, e la mantide, dalle arcuate zampe, che con braccia verdi e oblunghe si mimetizza tra il verde fogliame come una immobile vergine in preghiera.
È ormai giunto il momento di darsi degli orari e dunque, viene costruita da ogni squadriglia una meridiana solare che possa mostrare il reale scorrere del tempo, … almeno finché non arriva il tramonto, che tutto oscura, ma non le stelle. E proprio da queste e dal loro fulgido precipitare si comprende d’essere quasi giunti alla notte di San Lorenzo, dove, come disse un poeta, “sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla”. Tra il pianto del cielo riescono comunque a muoversi gli attenti occhi dell’esploratore, che sempre riuscirà a riconoscere il Grande Carro, Cassiopea, il Bifolco, il Cigno, la Lira e l’Aquila, così come le principali stelle, delle quali la regina, almeno per l’orientamento, è la Polare.
Se però la veste lattiginosa e celeste della Via Lattea viene meno per il giorno che avanza, ecco che giunge il momento della cartina topografica, che, letta senza più segreti, porta ogni Squadriglia al luogo del proprio Hike. Questa esperienza magica e potente del vivere solamente attraverso le proprie forze e , soprattutto, i propri sani principi di fraternità, semplicità e condivisione, porta ogni Sq. a beneficiare di una giornata intera nella natura selvaggia, dormendo all’addiaccio e cucinando i pasti attraverso legna, fuoco, braci e fantasia, narrando storie alla luce della fiamma guizzante e riflettendo assieme, allo spegnersi della brace e della lunga giornata.
Ma il risveglio porta nuovamente in vita il vigore delle membra e la voglia famelica d’inedite avventure, trascinando, così, ogni ragazzo a rinfrancarsi delle fresche acque sorgive del ruscello luccicante, nell’attesa di svolgere la prova più dura e stimolante che un cuciniere possa immaginare. È il momento di stendere i menù per la gara di cucina, tappa obbligata per la conquista del prestigioso titolo, oltre che per capire in quale delle sq. converrebbe essere invitati per pranzo!! Si alzano dunque le fiamme, si dividono i compiti, si saggia la potenza termica del forno, si fa sfoggio di segreti generazionali più o meno utili, si ringraziano mamme e nonne per aver donato i veri tesori di famiglia: una cultura culinaria invidiabile, basata su esperienze secolari che di povertà han fatto virtù.
Ma, dopo aver mangiato, altro non resta che riposare, alla maniera scout, s’intende!! Iniziano dunque le stesure delle scenette, espressione evidente di come ogni ragazzo ha in se un potenziale creativo eccezionale, pronto per essere dissepolto e osservato con stupore.
Tappa obbligata a ripulirsi dalle fatiche giornaliere attraverso gli entusiasmanti “Water Game” e si è subito pronti per dar sfoggio, l’indomani, delle proprie abilità fisiche e tecniche. Le olimpiadi scout volgono infine al termine, portando con se soddisfazione, sudore, nuove scoperte, giovani promesse e altre rivelazioni. Ma ecco che il sole è già passato nove volte attorno la meridiana di squadriglia, dando la certezza alle giovani menti che il campo sta per concludersi, ma non prima dell’atteso Grande Gioco.
Non tardano, infatti, a farsi vivi strani personaggi nordici: un nano dalla lunga e riccioluta barba rivela alle squadriglie di valorosi berserker guerrieri che Odino ha bisogno d’aiuto. Parla di un ponte arcobaleno, il Bifrost, che collegherebbe il palazzo degli dei (l’Asgard) e la terra, parla di giganti che hanno attaccato quel ponte, facendolo crollare. Bisogna ricostruirlo, ma come fare a ricomporre addirittura un arcobaleno? Una soluzione c’è, ma è difficile riuscire nell’impresa. Di fronte al nano però si stagliano fieri degli eroi che nulla temono, degli eroi che hanno vissuto assieme per molti giorni e fra loro non conoscono menzogne ne inganni. Le squadriglie accettano e il nano spiega loro come ricomporre il ponte arcobaleno; servono i tre colori primari: il giallo, il rosso e il blu. Il problema è che questi colori sono protetti da tre grandi mostri leggendari: Fenrir, il lupo, Gryla, l’orchessa, e Jormungandr, il serpente delle acque. Una sola squadriglia riesce nell’impresa. Di costoro parleranno con fierezza le leggende narrate ai posteri.
Così, dopo l’ultima avventura, arriva il momento degli addii, o meglio, degli “arrivederci”.
A salutare il riparto di giovani esploratori sono, dapprima il vento, che inchina in segno di rispetto le fronde degli alti pioppi; poi gli uccelli, che mandano gli azzurri piumaggi e il candido richiamo delle ghiandaie a comporre un inno di sincera armonia; infine lo scroscio del ruscello, che come un’arteria vitale, dona nutrimento a tutto il terreno circostante e che, per dieci giorni, ha sostenuto il corpo e lo spirito di tutti quei giovani che hanno solcato la verde vallata.
Per l’esploratore è giunta l’ora di tornare, ma con l’ausilio di nuove consapevolezze e la forza di più pure convinzioni.
Ormai, ognuno è certo di poter contare sugli altri e, soprattutto, sul ricordo e l’insegnamento di un campo che, probabilmente, non dimenticherà mai.
Fedi, A.C.R.