Massimo Mattioli, interviste: Rosanna Valeri Renzoni e Don Giuseppe Monaco
Per partire verso questa nostro viaggio fotografico che ci mostrerà tutta (o quasi) la storia del Gruppo Calcinelli 1°, bisogna andare ad esplorare le nostre origini. Abbiamo quindi intervistato Rosanna Valeri Renzoni (ex Preside dell’Istituto Comprensivo “G. Leopardi”), la persona che intuì un’esigenza della comunità e si adoperò materialmente per “accendere la scintilla” da cui partì il fuoco che arde tutt’ora. Il desiderio di ampliare l’offerta educativa del nostro territorio la condusse a conoscere lo scoutismo, già attivo nella cittadina di Fano, il cui aiuto fu indispensabile.
Come è nata in lei questa idea ed in che modo ha deciso che la proposta Scout potesse esserne la risposta? È stata ben accolta o ha trovato qualche resistenza?
Sono arrivata come preside della Scuola Media di Saltara nel 1985 e dopo poco mi accorsi che mancavano proposte concrete per i ragazzi, soprattutto della fascia critica adolescenziale e preadolescenziale: quello che mi colpì fu l’assenza di attività valide per il dopo-scuola. Quindi contattai Carlo Bertini, un signore con barba e baffi, Capo del Gruppo Scout di Fano e gli feci la proposta: lui fu ben lieto di aiutarci! Di lì a breve ne parlai con Don Giulio Polverari che, entusiasta, sposò la causa e si adoperò per trovare locali dove far riunire i ragazzi, ma soprattutto riuscì a trovare persone adulte che volessero aiutare, quindi coinvolse suo fratello Riccardo ed il giovane Giacomo Ruggeri. Dopo due anni circa di preparativi si riuscì a partire: la prima Squadriglia era infatti composta quasi interamente da ragazzi della classe di mio figlio, lui compreso. La foto che ho ritrovato è però del secondo anno di attività, precisamente del 2 aprile 1989 quando il Gruppo si era già iniziato ad ampliare, e ricordo che la proposta fu condivisa da molti genitori, perché ritenuta valida, pur non conoscendola a fondo.
Come è stato collaborare con Don Giulio?
Ho trovato da subito una grandissima disponibilità, Don Giulio è sempre stato una persona molto importante per me e per la comunità intera, ed ancora lo ricordo con affetto. Trovai anche una gran disponibilità nel Gruppo di Fano che fece da guida ed accolse i futuri Capi di Calcinelli, insegnando loro le basi per poter iniziare.
Avrebbe mai creduto che da quella idea sarebbe potuta nascere una realtà così longeva ed in grado di cambiare “silenziosamente” la nostra comunità?
In realtà ci speravo: pensavo che dopo averlo fatto partire sarebbe piaciuto. Chiaramente con il trascorrere degli anni mi allontanai dalle attività, ma era veramente molto bello vedere gli Scout nelle varie manifestazioni e nella vita della parrocchia. L’unico rimpianto è stato quello di non aver potuto aprire anche la sezione femminile (solo per mancanza di adulti, non di volontà), anche se ho visto che siete riusciti a farlo e questo mi ha fatto veramente molto piacere. Durante questi anni, ricordo che in più occasioni abbiamo proposto ad alcuni alunni, che ritenevamo poter giovare dell’integrazione nel Gruppo, mantenendo quindi un rapporto privilegiato e diretto con i Capi. Mi è anche tornato alla mente un ricordo piacevole di mio figlio Emanuele, di cui conservo ancora l’uniforme anche se dopo alcuni anni uscì dal Gruppo Scout: prima di partire per il campeggio chiese di poter imparare a cucinare alla nonna per non trovarsi impreparato! Una cosa che mi ha stupito e che penso sia importante oggi come allora è la “manualità” che la proposta Scout tiene in gran considerazione e che, su alcuni ragazzi che magari non hanno una naturale propensione allo studio, permette di utilizzare abilità che la scuola non riesce a far emergere.
Sono inoltre molto felice al pensiero che anche i miei nipoti, se lo vorranno, potranno a loro volta partecipare alle attività Scout!
Nacque così la prima Squadriglia: gli storici “scoiattoli”, sette ragazzi di cui ancora alcuni militano nelle nostre fila, con qualche anno in più (e anche qualche acciacco in più) ma con lo stesso spirito di avventura senza il quale è impossibile fare scoutismo. Il primo incontro avvenne nel marzo 1988, ma l’atto di fondazione ufficiale è datato 21 aprile 1988. Partire è difficile, ma chi è pratico di escursionismo sa che anche mantenere il passo, nonostante il cambio di quota, il meteo non sempre favorevole ed i possibili ostacoli naturali, è una sfida che si vince minuto dopo minuto. Il vero punto di forza, sia per condividere i momenti di gioia che per trovare le forze quando incominciano a scarseggiare, è fare affidamento sui nostri fratelli e sorelle. Proprio in quei momenti si diventa parte di un disegno divino e ci si ricorda che senza Lui, il nostro agire sarebbe come quello di uno sciocco venditore che si preoccupa di abbellire il proprio negozio ma che non ha nulla di concreto da vendere. Per questo serve una guida, che non faccia mai mancare il proprio appoggio o che ci aiuti fraternamente per non correre il rischio di “prendere la strada sbagliata”. Il legame con la nostra parrocchia era talmente radicato che già dall’inizio, quando si pensò al nome da dare al Riparto maschile, la scelta ricadde indiscutibilmente nella “Santa Croce”, come la protettrice della nostra comunità parrocchiale. Se Don Giulio fu il pioniere, Don Giuseppe Monaco è stato (ed è tutt’ora) la nostra bussola. La sua voce profonda per molti è stata la voce di Baloo, il grande orso bruno che insegna la Legge della Giungla ai cuccioli del Branco, mentre per altri è colui che dà consigli sinceri o che tenta di ricordare a tutti gli insegnamenti di Gesù, che a volte facciamo finta di non sentire. Ma il messaggio più forte che ci ha sempre trasmesso, lo ha fatto in silenzio tramite la sua presenza costante. Lo abbiamo intervistato per carpire da lui le impressioni che ha avuto appena giunse nella nostra comunità.
Quando arrivasti in questa realtà parrocchiale, chi fu il primo Scout che incontrasti?
La prima volta che venni a contatto con gli Scout fu per il Decennale del Gruppo al “castello” del Parco di Calcinelli: era il 1998 ed incontrai le “vecchie guardie” di oggi cioè Fabio Francesconi (il Big), Marusca Tenaglia (Maru), Mattia Camilloni (Cami) e altri che ora non ricordo. Rimasi da subito molto sorpreso perché Calcinelli fu la prima realtà Scout che vidi, e la gioia con la quale si dedicavano al servizio, le loro iniziative mi fecero un bell’effetto.
Che effetto ti fece (e ti fa tutt’ora) lavorare con gli Scout? Qual è il tuo più bel ricordo?
Ci sono sempre stati dei momenti di attiva collaborazione e altri in cui invece ci confrontava apertamente! Ricordo con grande felicità il campo di Gruppo a Casteldelci, il momento per me più bello, dove si è sperimentata la profonda unione di tutte le branche, anche con grande stupore da parte del Vescovo Armando, che venne a celebrare la Santa Messa, pieno di entusiasmo. Voglio augurare agli Scout di riuscire a camminare costanti per la retta via, e di tenere sempre a mente questa massima: che i grandi servano i più piccoli, ed i piccoli servano i grandi.