Fabio Francesconi
“Buona caccia!”, disse Phao, come se Akela fosse ancora vivo, e poi, girando la testa sopra la spalla lacerata dai morsi, gridò verso gli altri: “Ululate, cani! Un lupo è morto questa notte!”.
Alcuni di voi non comprenderanno il senso di questa frase ma ogni lupetto sa che nel “libro della giungla” è con queste parole che si dà l’ultimo saluto ad “AKELA” nell’ora della sua morte.
Oggi vorrei usare le stesse parole per salutare te caro Ricca, perché, se nel fantastico mondo della giungla tu rappresentavi per tutti IKKI, in fondo sei sempre stato il nostro vero AKELA, la nostra guida, il nostro Capo. Colui che ha portato tanti cuccioli a divenire uomini e donne della partenza.
Forse non te ne sei nemmeno reso conto quando, trent’anni fa, hai fatto la cosa che meglio sapevi fare nella tua vita, rispondere con umiltà e gratuità: “SI, ECCOMI! Sono pronto a Servire”.
Quella scintilla di generosità ha acceso un fuoco vivo e splendente che per anni ha illuminato il cammino di tanti giovani e scaldato i cuori della nostra comunità. Lo farà ancora e per tanti anni.
Se Dio vuole … sarà per sempre!
B.P. nel suo ultimo messaggio agli Esploratori scriveva:
“…il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. “Siate preparati” così, a vivere felici e a morire felici. “
Caro Ricca, tu ci hai procurato tanta felicità ma oggi tu ci lasci e ci lasci migliori di come lo eravamo quando il Signore ci ha affidato a te. Non riesco a fare a meno di pensare che anche il nostro paese, la nostra Calcinelli che tanto hai amato, sia migliore di quanto lo sarebbe stata se tu non ci fossi stato. Hai insegnato a centinaia di giovani la lealtà, il rispetto, l’onore e la fiducia. Ci hai testimoniato la gratuità del servire il prossimo, ci hai fatto capire che l’obbedienza non è sottomissione ma dono e ci hai mostrato come davvero – e dico davvero – si può sorridere e cantare anche nei momenti difficili della vita.
Con te, Ricca, si rideva, si cantava. Ogni cosa che facevi era motivo di divertimento e quel che è più buffo è che l’unico modo che abbiamo imparato per farti capire quanto ti volevamo bene era prenderti in giro. “Vojatre me cojonat” ci dicevi sempre sorridendo, senza mai arrabbiarti e pensavo, speravo che avremmo potuto continuare ancora, per tanto tempo e invece oggi “si tu che ce cojoni”. Proprio quest’anno in cui dovevamo festeggiare insieme il trentesimo compleanno del nostro Gruppo, quel Gruppo che tu hai fondato, te ne vai così, senza nemmeno darci il tempo di realizzare, lasciandoci increduli e senza parole. Te ne vai con la solita umiltà, come il festeggiato che rinuncia al suo pezzo di torta e lascia il gusto di spegnere le candeline ai più piccoli. Ancora una volta ci hai mostrato come si risponde alla chiamata del Signore senza indugiare, nel pieno stile dell’ESTOTE PARATI.
Tu eri pronto Ricca ma noi no, non lo eravamo. La tristezza, la rabbia, la disperazione e la malinconia si fanno avanti con forza in queste ore ma tu hai gettato in ognuno di noi il seme della fede. Una fede che è germogliata e che oggi non ci impedisce certo di piangere ma pur con gli occhi gonfi di lacrime, ci strappa un timido sorriso di gioia e di speranza. Come un arcobaleno che colora il cielo dopo una giornata di pioggia e ci fa capire che la nostra vita va avanti, illuminata dal tuo ricordo e dai tuoi insegnamenti. Non una fede che spinge a chiedersi “Perché? Perché proprio te? Perché ora e in questo modo?” ma una Fede che ci fa ringraziare il Signore per averci donato la tua presenza nelle nostre vite.
La nostra fede, la fede di uno Scout, è un Cerchio con un puntino nel centro che dice “TORNATO ALLA CASA DEL PADRE”. Perché noi tutti abbiamo la certezza che tu ora sei lì, alla casa del Padre Nostro, al sicuro e continuerai a darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per crescere e superare le difficoltà della nostra vita terrena. Li avrai ritrovato i tuoi familiari, i tuoi amici e quanti ti hanno preceduto e un giorno, sempre lì ci riuniremo tutti.
Forse ognuno di noi ha il diritto di conservare nel proprio cuore e nella propria intimità il Ricca che ha avuto l’onore e il privilegio di conoscere ma io ricordo i tuoi involti con la mortadella, quelli “speciali”, ricordo la tua ritmo blu parcheggiata sotto il comune quando uscivo da scuola, ricordo il tuo riportino, ricordo le tue fagiolate. Ricordo i canti che intonavi alla messa delle 9 in piedi davanti all’organo della chiesa, la tua risata “asmatica”, le ferite cicatrizzate con la cenere. Ricordo i tuoi “e daiiii”, le tue “faccende fatte”. Ricordo la montanara che ci cantavi al fuoco prima di andare a dormire e il caffè con cui ci svegliavi la mattina ai campi.
Ricordo e ricorderò per sempre un uomo, un fratello maggiore, un amico vero che con la sua grande umanità, con la sua umiltà, con la sua forza e le sue fragilità, con la sua infinita bontà ci ha dato l’opportunità di essere uomini e donne migliori.
Per questo e per tutto quanto vissuto insieme ti sarò sempre grato caro Ricca.
Sali in cielo e fai divertire tutti con la “danza della polenta” come solo tu sapevi fare.
Buona Caccia, Buona strada
“Ululate, cani! Un lupo è morto questa notte!”.