Fonte Avellana, 27-28 gennaio 2007.
Nell’anno 36 d.C. nella via verso Damasco veniva folgorato Saulo di Tarso, divenuto poi San Paolo. Nell’anno 2007 d.C. il Clan Nettuno si accinge a ripercorrere le tappe più rilevanti della vita del santo in un’uscita improntata unicamente sulla sua figura.
Sabato 27, dopo esserci riuniti, abbiamo caricato gli zaini e siamo partiti alla volta di Fonte Avellana. Giunti sul luogo dell’uscita ci siamo accorti con manifesta felicità che attorno a noi tutto era imbiancato dalla neve del giorno prima. A questo punto c’era chi si scagliava contro ignare vittime, armato di venticinque palle di neve per mano; chi tendeva agguati e seppelliva, una volta caduti in trappola, gli sfortunati individui che erano stati colti alla sprovvista e chi infine, perso nell’eccitazione del momento, faceva pupazzi di neve. Dopo questo primo momento di follia generale qualcuno si è accorto d’essere dentro il cortile di un monastero, luogo di silenzio, e non di schiamazzi. Si è così optato per l’autocontrollo. Subito Giova è andato a cercare i frati …. Ops!!! Monaci, volevo dire, che prontamente ci hanno accolto e mostrato la nostra stanza, anzi direi casa, in quanto era completa di tutte le automatizzazioni, che possono trovarsi nelle abitazioni più moderne e tecnologiche o nei maggiori hotel. Mi stò riferendo alla luce che si accendeva con un sensore di movimento, al riscaldamento della doccia, che utilizzava lo stesso metodo, ai due bagni completi di tutto e anche ai venti letti a castello a nostra completa disposizione. E noi che pensavamo ci dessero delle celle!! (Anche se sono convinto che nelle loro, i monaci hanno il computer). Comunque eravamo tutti doppiamente felici nel constatare che per una volta non avremmo litigato per chi avesse dormito sopra nei letti a castello.
Dopo esserci sistemati abbiamo deciso di seguire una visita guidata al monastero, durante la quale siamo divenuti esperti storici e ci siamo impossessati dei più profondi segreti di queste antiche mura. Terminata la visita, arricchiti nella mente, ma non nello spirito, abbiamo deciso di partecipare ai vespri, preghiere serali cantate dai monaci. Abbiamo compreso in quest’occasione quant’è difficile seguire con la voce un pentagramma. In mezzo ad un grande stonaticcio generale abbiamo recitato le preghiere e siamo tornati nella nostra reggia.
Dopo un frugale pasto di sole due ore, la pattuglia d’animazione ha presentato la propria attività, un gioco dell’oca, nel quale erano ripercorse tutte le maggiori tappe della vita di San Paolo. Dopo aver superato le solite contestazioni dovute ad una dubbia imparzialità degli arbitri, abbiamo deciso all’unanimità di andare a dormire.
L’indomani, recitate le lodi, sono iniziati i soliti preparativi pre-camminata. Dico soliti senza, però riferirmi a Maro, il quale, avendo dimenticato il berretto di lana a casa, si è cimentato nell’arte orientale della creazione dei turbanti, utilizzando sciarpe e materiale di fortuna reperito negli zaini altrui. Tutto era pronto per la scalata che, interrotta qua e la da sanguinosi agguati, proseguì nel migliore dei modi. Più che camminata si deve però parlare di nuotata, in quanto essendo la neve alta come le ginocchia, ci siamo ritrovati ben presto zuppi. Tutto sembrava esserci favorevole, ma giunti vicino alla meta una tormenta ha investito il nostro cammino rendendo impossibile l’avanzata. La tormenta, oltre che il freddo, ha portato con se anche qualcosaltro: mi sto riferendo al Clan di Cupramontana incontrato nella nostra identica situazione sulla cima del monte (com’è piccolo il Mondo!!). Abbiamo così deciso di tornare alla casa, ma questa volta non camminando o nuotando, bensì scivolando e rotolando dalla cima del monte verso valle.
Siamo giunti così abbastanza presto a destinazione, tutti fradici ma pronti a rifare ogni cosa da capo.
Dopo un buon pranzo ci aspettava un monaco per una “lectio” improntata su San Paolo. Questa si è rivelata per quasi tutti i componenti interessante e ricca di attualizzazioni, mentre per alcuni un potente soporifero!!! Conclusa l’uscita con la riflessione su San Paolo siamo passati ai saluti, sicuri d’aver compreso qualcosa di più su questo grand’uomo che ebbe “il coraggio di cambiare”.
Buona Strada.
Federico Rivelli