Monti Tatra (Slovacchia/Polonia), 3-12 agosto 2007.
Appuntamento importante quest’anno per il Clan Nettuno, che dopo 4 anni di distanza dall’Eurojam, è tornato nei luoghi del suo primo campo internazionale: l’occasione è stato l’Euromoot 2007, ossia un campo mobile continentale sui monti Tatra, catena montuosa al confine tra la Slovacchia e la Polonia. Così i nostri, zaino in spalla e teste rigorosamente rasate per timore delle famigerate zecche, sono partiti dalla stazione di Fano il 3 agosto, consapevoli che avevano davanti a loro un viaggetto di circa 24 ore per raggiungere Levoca, luogo di partenza del campo. Giunti a destinazione, siamo stati subito suddivisi in troncone ed abbiamo così fatto conoscenza di “Mr. Bean” Martin, il simpatico e buffo tedesco che sarebbe stato il nostro punto di riferimento per tutta la durata del campo. Immancabile è arrivata la pioggia, che ci ha accompagnato per tutto il nostro primo giorno in terra slovacca, per abbandonarci soltanto a sera inoltrata: una fortuna, direte, visto che proprio in quella serata era fissata la cerimonia d’apertura, ma forse i presenti saranno stati di altra opinione, considerate le “allegre”danze proposte dalla rappresentanza francese, e l’ “interessante” scenetta (durata circa 1 ora e mezza) curata dalla delegazione polacca. Il giorno successivo si è tenuta la Messa comunitaria presso il santuario mariano di Levoca: celebrazione presieduta dall’arcivescovo locale e che si è svolta secondo il rio ortodosso, oltre che in lingua slovacca. Il nostro Clan si è reso anche in questa circostanza protagonista, per aver reso il servizio di accompagnare i parroci nei luoghi prescelti per la distribuzione dell’Eucarestia: i nostri Rover si sono così trasformati in una specie di bodyguards e hanno rispettato alla perfezione le direttive che gli erano state affidate. Quindi il pomeriggio i vari tronconi si sono trasferiti in pullman nei rispettivi punti di partenza dei loro percorsi. E così iniziava la parte fisica dell’Euromoot. Abbiamo quindi trascorso tre giorni di cammino, decisamente abbastanza faticosi, anche per il fatto che nell’Europa dell’Est hanno una concezione molto strana dell’idea di sentiero: semplicemente non esistono tornanti, quindi a volta ci sembrava di sfidare perfino le leggi fisiche della gravità per fare magari soltanto 50 metri di dislivello. Queste giornate sono state comunque vissute in grande armonia in tutto il Clan ed anche nel nostro modulo, in cui ci siamo subito integrati bene coi ragazzi di Ancona, Ripe, Pergola, Castelferretti e Roma. Le tante attese zecche non ci hanno fortunatamente fatto visita e forse l’unico vero problema è stato la disponibilità di acqua, potabile e non. Dopo tre giorni di duro cammino, in cui avevamo vissuto anche l’esperienza del rafting (Giova lascia stare la biondina in gommone con noi!!!), ci attendeva un giorno abbastanza leggero, con soltanto due ore di cammino e sei di viaggio in pullman per raggiungere Olsztyn ed arrivare quindi finalmente in Polonia. Qui ci siamo ricongiunti con l’intero campo ed è stato decisamente affascinante vedere questa spianata che pullulava di tende di ogni tipo e in cui si viveva a pieno la fratellanza europeistica che anima il nostro movimento. Venerdì 10 avevamo tutta la giornata libera e si è optato per riposarci e fare qualche attività di modulo per prepararci al meglio al pellegrinaggio che ci attendeva la sera stessa. Quindi la sera ci siamo trasferiti al punto di partenza del pellegrinaggio, non mancando la tradizionale cena tipica in un ristorante del luogo. La serata è stata ricca di importanti avvenimenti: innanzitutto è stata vissuta la Partenza di Davide, Akela di Ripe, che ha voluto condividere questo momento con tutto il modulo. Quindi il generale Berlo è entrato a far parte a tutti gli effetti della comunità dei rover del Clan Nettuno, firmando la carta di Clan: complimenti Generale! Successivamente si è tenuto il fuoco conclusivo del campo, ancora una volta inspiegabilmente diretto dalla delegazione francese, che non si è rivelato certo migliore della cerimonia di apertura. Quindi è partito il pellegrinaggio, o forse sarebbe meglio definirlo il calvario o la via crucis. Abbiamo camminato tutta la notte diretti a Chzestochowa, e dopo un intero campo mobile alle spalle, è stato un vero proprio miracolo giungere tutti più o meno sani e salvi sulle nostre gambe al santuario mariano. Mi rivengono in mente le parole di Franchi dè Cavalieri poco prima della partenza: “stiamo per fare qualcosa di grande”. Molte volte in quella notte ho pensato a quelle parole e sono giunto alla conclusione che forse stavamo davvero facendo qualcosa di unico. Credo sia superfluo aggiungere che la Messa all’arrivo del pellegrinaggio sia probabilmente stata la meno seguita della storia della religione cristiana, visto che l’immenso prato del santuario sembrava più un’orda di sfollati e reduci dal 15-18, piuttosto che un gruppo di scouts. Nella folla vi erano solo 6 figure che sembravano vispe e piene di vitalità: ovviamente sto parlando del Big, Bruno, Cioffi, Ricca, Burchi e la Lalli, che si sono fatti migliaia di km di viaggio in camper per salutarci alla fine del campo e vivere la Messa comunitaria insieme a noi: mitici!! Dopo i saluti di rito (vero Giova???) ci siamo diretti alla stazione e siamo saliti sul treno che ci avrebbe riportato in Italia, con lo zaino di certo meno leggero rispetto all’andata, ma con un bagaglio di esperienze ed emozioni indescrivibili.
Alla fine dell’avventura posso dire che nonostante come campo mobile non sia stato certo il migliore è stata un’esperienza che sono felice di aver vissuto assieme a tutta la comunità del Clan e assieme a tutto il modulo marchigiano.
Quindi, in vista delle future, prossime avventure
Forza Clan Nettuno,
sempre avanti a vele spiegate!
Giacomo Cicoli, Tigre Bianca delle Nevi