Punto da Capo – 1° Edizione

Calcinelli, 20 aprile 2020

VISTO il perdurare dell’emergenza sanitaria

VISTO lo stop delle uscite reali

VISTA la riapertura delle edicole

La Direzione di Gruppo EMANA

il nuovo giornalino
“PUNTO DA CAPO”
che vedrà diversi numeri in un’uscita.

Grazie di cuore ai numerosi e preziosi contributi arrivati fino ad ora…grazie a Big per l’impaginazione e buona lettura a tutti! 

Maru – Giova – Ax

Le nostre impronte

Massimo Mattioli

Questo libro nasceva dal desiderio di lasciare una memoria scritta del nostro Gruppo Scout Calcinelli 1°, tramite i racconti e le fotografie che si sono accumulati in questo lungo viaggio. Ci aspettavamo di poter compiere questa missione uscendone illesi, ma così non è stato. Non è stato facile rivivere questi momenti attraverso le voci e gli scatti dei Capi, perché ogni volta entravamo più a fondo nella complessità delle relazioni vissute, capivamo come fosse difficile rialzare le tessere di un domino iniziato ben trenta anni fa: scoprendo una tessera se ne apriva una, poi una altra e così via a ritroso fino alle origini. Cambiavano i volti, i luoghi, le stagioni, le attività, ma l’unica cosa che rimaneva costante era la passione dei Capi: questa non si può raccontare né immortalare, ma soltanto rispettare. Solo grazie a chi ci ha preceduto potremmo sapere da dove siamo partiti e dove andremo. Ma questo perché? Solo il nostro caro B.P., nelle sue parole semplici e dirette, può spiegarcelo.

“Ma il mezzo più importante per la formazione rimane, ancora una volta, l’esempio del Capo. È ciò che il Capo fa, non tanto quello che dice, che influenza il ragazzo. Nel divenire Capi, avete iniziato a dare una prova concreta del segreto vero del buon civismo, che poi è anche il segreto del successo di ogni scelta professionale: avete scelto di essere Capi non per quello che potete trarne fuori, ma per quello che ci metterete dentro”. Robert Baden-Powell – Il libro dei capi

Buona lettura, buona visione e… Buona Strada.

1988/1997 L’alba del gruppo

Massimo Mattioli, interviste: Rosanna Valeri Renzoni e Don Giuseppe Monaco

Per partire verso questa nostro viaggio fotografico che ci mostrerà tutta (o quasi) la storia del Gruppo Calcinelli 1°, bisogna andare ad esplorare le nostre origini. Abbiamo quindi intervistato Rosanna Valeri Renzoni (ex Preside dell’Istituto Comprensivo “G. Leopardi”), la persona che intuì un’esigenza della comunità e si adoperò materialmente per “accendere la scintilla” da cui partì il fuoco che arde tutt’ora. Il desiderio di ampliare l’offerta educativa del nostro territorio la condusse a conoscere lo scoutismo, già attivo nella cittadina di Fano, il cui aiuto fu indispensabile.

Come è nata in lei questa idea ed in che modo ha deciso che la proposta Scout potesse esserne la risposta? È stata ben accolta o ha trovato qualche resistenza?

Sono arrivata come preside della Scuola Media di Saltara nel 1985 e dopo poco mi accorsi che mancavano proposte concrete per i ragazzi, soprattutto della fascia critica adolescenziale e preadolescenziale: quello che mi colpì fu l’assenza di attività valide per il dopo-scuola. Quindi contattai Carlo Bertini, un signore con barba e baffi, Capo del Gruppo Scout di Fano e gli feci la proposta: lui fu ben lieto di aiutarci! Di lì a breve ne parlai con Don Giulio Polverari che, entusiasta, sposò la causa e si adoperò per trovare locali dove far riunire i ragazzi, ma soprattutto riuscì a trovare persone adulte che volessero aiutare, quindi coinvolse suo fratello Riccardo ed il giovane Giacomo Ruggeri. Dopo due anni circa di preparativi si riuscì a partire: la prima Squadriglia era infatti composta quasi interamente da ragazzi della classe di mio figlio, lui compreso. La foto che ho ritrovato è però del secondo anno di attività, precisamente del 2 aprile 1989 quando il Gruppo si era già iniziato ad ampliare, e ricordo che la proposta fu condivisa da molti genitori, perché ritenuta valida, pur non conoscendola a fondo.

Come è stato collaborare con Don Giulio?

Ho trovato da subito una grandissima disponibilità, Don Giulio è sempre stato una persona molto importante per me e per la comunità intera, ed ancora lo ricordo con affetto. Trovai anche una gran disponibilità nel Gruppo di Fano che fece da guida ed accolse i futuri Capi di Calcinelli, insegnando loro le basi per poter iniziare.

Avrebbe mai creduto che da quella idea sarebbe potuta nascere una realtà così longeva ed in grado di cambiare “silenziosamente” la nostra comunità?

In realtà ci speravo: pensavo che dopo averlo fatto partire sarebbe piaciuto. Chiaramente con il trascorrere degli anni mi allontanai dalle attività, ma era veramente molto bello vedere gli Scout nelle varie manifestazioni e nella vita della parrocchia. L’unico rimpianto è stato quello di non aver potuto aprire anche la sezione femminile (solo per mancanza di adulti, non di volontà), anche se ho visto che siete riusciti a farlo e questo mi ha fatto veramente molto piacere. Durante questi anni, ricordo che in più occasioni abbiamo proposto ad alcuni alunni, che ritenevamo poter giovare dell’integrazione nel Gruppo, mantenendo quindi un rapporto privilegiato e diretto con i Capi. Mi è anche tornato alla mente un ricordo piacevole di mio figlio Emanuele, di cui conservo ancora l’uniforme anche se dopo alcuni anni uscì dal Gruppo Scout: prima di partire per il campeggio chiese di poter imparare a cucinare alla nonna per non trovarsi impreparato! Una cosa che mi ha stupito e che penso sia importante oggi come allora è la “manualità” che la proposta Scout tiene in gran considerazione e che, su alcuni ragazzi che magari non hanno una naturale propensione allo studio, permette di utilizzare abilità che la scuola non riesce a far emergere.

Sono inoltre molto felice al pensiero che anche i miei nipoti, se lo vorranno, potranno a loro volta partecipare alle attività Scout!

Nacque così la prima Squadriglia: gli storici “scoiattoli”, sette ragazzi di cui ancora alcuni militano nelle nostre fila, con qualche anno in più (e anche qualche acciacco in più) ma con lo stesso spirito di avventura senza il quale è impossibile fare scoutismo. Il primo incontro avvenne nel marzo 1988, ma l’atto di fondazione ufficiale è datato 21 aprile 1988. Partire è difficile, ma chi è pratico di escursionismo sa che anche mantenere il passo, nonostante il cambio di quota, il meteo non sempre favorevole ed i possibili ostacoli naturali, è una sfida che si vince minuto dopo minuto. Il vero punto di forza, sia per condividere i momenti di gioia che per trovare le forze quando incominciano a scarseggiare, è fare affidamento sui nostri fratelli e sorelle. Proprio in quei momenti si diventa parte di un disegno divino e ci si ricorda che senza Lui, il nostro agire sarebbe come quello di uno sciocco venditore che si preoccupa di abbellire il proprio negozio ma che non ha nulla di concreto da vendere. Per questo serve una guida, che non faccia mai mancare il proprio appoggio o che ci aiuti fraternamente per non correre il rischio di “prendere la strada sbagliata”. Il legame con la nostra parrocchia era talmente radicato che già dall’inizio, quando si pensò al nome da dare al Riparto maschile, la scelta ricadde indiscutibilmente nella “Santa Croce”, come la protettrice della nostra comunità parrocchiale. Se Don Giulio fu il pioniere, Don Giuseppe Monaco è stato (ed è tutt’ora) la nostra bussola. La sua voce profonda per molti è stata la voce di Baloo, il grande orso bruno che insegna la Legge della Giungla ai cuccioli del Branco, mentre per altri è colui che dà consigli sinceri o che tenta di ricordare a tutti gli insegnamenti di Gesù, che a volte facciamo finta di non sentire. Ma il messaggio più forte che ci ha sempre trasmesso, lo ha fatto in silenzio tramite la sua presenza costante. Lo abbiamo intervistato per carpire da lui le impressioni che ha avuto appena giunse nella nostra comunità.

Quando arrivasti in questa realtà parrocchiale, chi fu il primo Scout che incontrasti?

La prima volta che venni a contatto con gli Scout fu per il Decennale del Gruppo al “castello” del Parco di Calcinelli: era il 1998 ed incontrai le “vecchie guardie” di oggi cioè Fabio Francesconi (il Big), Marusca Tenaglia (Maru), Mattia Camilloni (Cami) e altri che ora non ricordo. Rimasi da subito molto sorpreso perché Calcinelli fu la prima realtà Scout che vidi, e la gioia con la quale si dedicavano al servizio, le loro iniziative mi fecero un bell’effetto.

Che effetto ti fece (e ti fa tutt’ora) lavorare con gli Scout? Qual è il tuo più bel ricordo?

Ci sono sempre stati dei momenti di attiva collaborazione e altri in cui invece ci confrontava apertamente! Ricordo con grande felicità il campo di Gruppo a Casteldelci, il momento per me più bello, dove si è sperimentata la profonda unione di tutte le branche, anche con grande stupore da parte del Vescovo Armando, che venne a celebrare la Santa Messa, pieno di entusiasmo. Voglio augurare agli Scout di riuscire a camminare costanti per la retta via, e di tenere sempre a mente questa massima: che i grandi servano i più piccoli, ed i piccoli servano i grandi.

1997/1999 Dieci candeline

Francesco Brunori

Nel 1998 il Riparto “Santa Croce”, ancora unica unità di quello che diventerà il Gruppo Calcinelli 1°, raggiunge l’importante traguardo del decennale di scoutismo a Calcinelli. Per festeggiare al meglio i primi 10 anni di vita si pensa di organizzare un grande evento al parco Unicef di Calcinelli: una serata in un caldo sabato di luglio, con Scout, ex Scout e genitori.

L’Alta Squadriglia lavora alacremente per alcuni giorni per preparare un’issabandiera e un’installazione da campo completa. Il sabato vengono portati i tavoli e le sedie per la cena e nel tardo pomeriggio iniziano ad arrivare gli invitati.

Ad accoglierli c’è un complesso che suona, un complesso quasi interamente composto da Scout.

Tra i non Scout, al basso, c’è una ragazza che nessuno avrebbe mai immaginato sarebbe diventata una delle fondatrici della sezione femminile a Calcinelli: Marusca Tenaglia.

La serata prosegue con un abbondante cena e con alcune scenette divertentissime preparate e recitate dai ragazzi del Santa Croce, tra queste la scenetta che è passata alla storia come la scenetta dei cow boy.

A fine serata, sistemato tutto il materiale, uno dei ragazzi che da qualche anno si era un po’ allontanato dallo scoutismo, manifesta il desiderio di passare qualche giorno al campo estivo e respirare ancora una volta il profumo dello scoutismo. Bastano quei pochi giorni al campo estivo a Madonna dell’Acquanera (Monte Catria) che si tenne qualche settimana dopo quella serata, per riaccendere la passione dello scoutismo. Di lì ad un paio d’anni, quel ragazzo, Giacomo Giovanelli, divenne il primo Capo Clan di Calcinelli.

Nell’estate del 1999 il Riparto Santa Croce si sta preparando al campo estivo che inizierà i primi giorni di agosto. Negli ultimi anni ci sono stati pochi nuovi ingressi e il Riparto avrebbe bisogno di giovani Esploratori.

La provvidenza bussa alla porta in maniera del tutto inaspettata e in men che non si dica tra le generazioni ‘88-‘89-‘90 molti giovani ragazzi chiedono di poter partecipare a quel campo estivo. Quei ragazzi sono nuova linfa per il Santa Croce e danno un nuovo spirito al Riparto.

L’11 agosto del 1999 è giorno di eclissi solare ed è il segno dell’inizio di una nuova era: molti di quei ragazzi continueranno la loro esperienza nello scoutismo per molti anni, divenendo lo zoccolo duro del nostro Gruppo.

1999/2000 Im_possibile

Alessandro Cicoli

Erano i primi giorni dell’Agosto del 2000 quando vide la luce quella che può essere definita, a buon diritto, come “la grande opera” del nostro Gruppo Scout: il mitico alzabandiera del campo estivo di Bocca Trabaria.

Molti ricorderanno quell’estate per il Giubileo di Papa Wojtyla, per l’incidente del Concorde e per la batosta rimediata dalla nostra nazionale nella finale dei campionati europei di calcio, ma nei cuori e nelle menti di noi Esploratori di allora vibra ancora forte l’emozione suscitata dalla bellezza e dall’imponenza di quella costruzione, che per tanti anni ha orgogliosamente riempito lo sfondo dei desktop dei nostri PC.

Chi scrive al tempo era poco più di un novizio, e in realtà non ha alcun merito per la realizzazione di quella grande impresa.

L’Alta Squadriglia vedeva tra le proprie fila i ragazzi nati fra il 1984 e il 1985: per la Squadriglia Tigri, Lorenzo Bruscoli e Mattia Camilloni; per la Squadriglia Falchi, Alessandro Massi e Federico Grilli; e per la Squadriglia Orsi, Giovanni Ciacci e Riccardo Rossi. Non appena il Big, allora Capo Riparto del Santa Croce, comunicò ai ragazzi che le storie di Don Chisciotte della Mancia sarebbero state utilizzate per l’ambientazione del campo, l’Alta Squadriglia iniziò a valutare alcuni progetti per la costruzione dell’alzabandiera.

L’idea del mulino a vento venne subito presa in considerazione, ma il passaggio dal fatidico foglio di carta alla realizzazione dell’opera non fu affatto facile.

Si incaricò del progetto Lorenzo Bruscoli (Lollo), aiutato da babbo Marcello: venne utilizzato il cortile di casa come primo “cantiere edile”, nel quale fu costruita la struttura base (sino al primo piano) e il meccanismo dell’elica.

Successivamente il tutto fu smontato per essere trasportato alla colonia CIF, sede del campo estivo: insieme all’Alta Squadriglia, e con l’aiuto di qualche membro della Direzione di Riparto, venne in una prima fase innalzata la struttura portante e realizzato il pavimento sopraelevato (delle dimensioni di 5×4 metri).

Per poter garantire la necessaria stabilità, i quattro pali portanti vennero fissati in terra alla profondità di un metro. A detta dei presenti, le maggiori criticità vennero affrontate durante la realizzazione del secondo piano: dapprima fu costruito a terra per poi essere elevato in cima alla struttura. Nell’operazione vennero coinvolti tutti i presenti: ognuno dei quattro pali era sorretto da due persone, mentre altri quattro ragazzi, con l’ausilio di tiranti in corda, mantenevano in piedi la struttura.

Nel frattempo, il resto del Riparto era arrivato al campo e poté così assistere al fissaggio dei pennoni, al montaggio dell’elica e ai ritocchi decorativi finali.

Fu davvero una grande emozione vedere l’alzabandiera innalzarsi e ammirare il movimento delle pale del mulino.

Nei giorni più ventilati, a causa della grande velocità raggiunta dall’elica, si dovette trovare una soluzione per rallentarne il movimento: venne così versato sul meccanismo un mix di acqua e zucchero, con un grado di concentrazione zuccherina proporzionale alla forza del vento.

Questo alzabandiera non fu solamente un’impresa di pioneristica, ma un vero e proprio protagonista di quel campo estivo.

Ricordo quando venne letteralmente preso d’assalto durante il grande gioco, e ho ancora chiara nella mia memoria la delusione dipinta sui volti dei ragazzi che si vedevano respingere le proprie munizioni dalle pale del mulino.

Ricordo, inoltre, che a turno i Capi e Vice Capi Squadriglia vi passavano la notte, tra veglie alle stelle improvvisate e infinite chiacchierate notturne.

E probabilmente, se all’epoca avessimo saputo in quale ordine issare le bandiere, le pubblicazioni su Tracce sarebbero state ben più di una foto sbiadita in ultima pagina.

Ma forse, più di ogni altra cosa, quell’alzabandiera fu lo strumento che fortificò lo spirito e l’unione di quell’Alta Squadriglia che, di lì a poco, andò a costituire le fondamenta del nostro Clan.