2006/2007 Una strada europea

Nicola Rivelli

In treno il tempo scorre lento al contrario del paesaggio che sfila di fuori, oltre il finestrino. In treno è pieno di momenti per annoiarsi, per chiacchierare, sbadigliare, riposare, per scherzare, ridere, starnutire, piangere, raccontare. Questa è una di quelle storie che comincia proprio dal vagone di un treno, ma non di uno qualunque: si parla di un treno particolare, o meglio, di uno dei tanti convogli provenienti da tutta Europa e diretti verso la Slovacchia, precisamente a Spišská Nová Ves, durante l’estate del 2007. Gli anziani della piccola cittadina non si aspettavano affatto un’invasione da parte di migliaia di Scout provenienti da ogni angolo del vecchio mondo: ragazzi spagnoli, polacchi, italiani, tedeschi, canadesi (si anche loro fanno parte dello scautismo europeo), portoghesi, francesi, belgi, pronti a vivere una bella avventura tutti insieme sulle pendici dei monti Tatra per una decina di giorni. L’apertura del campo fu affollata, piena di quell’entusiasmo che si respira al sorgere delle belle giornate d’agosto. Il santuario di Levoča si trovava in cima ad una collina, le cui pendici erano letteralmente puntinate di bandieruole e fazzolettoni. Era la prima volta che si organizzava un evento del genere all’interno dell’associazione dello Scautismo Europeo FSE. L’Euromoot sarebbe stato un campo itinerante, un vero e proprio campo mobile estivo, partecipato da migliaia di ragazzi provenienti da tutta Europa. Logisticamente parlando lo sforzo organizzativo fu davvero maestoso: diversi percorsi che si inerpicavano sui monti Tatra, al confine tra Repubblica slovacca e Polonia, furono studiati ad hoc e suddivisi secondo precisi criteri di durata e difficoltà.

Non senza qualche intoppo, le tappe del percorso scelto si susseguirono l’una dopo l’altra attraverso le campagne selvagge tra le colline dei piccoli Tatra. Gli abitanti dei villaggi lungo il cammino salutavano festosi il passaggio degli Scout e le misurate chiese di legno intagliato accoglievano le preghiere dei ragazzi al termine della giornata. Risuonavano con piacere le risate al fuoco serale con i fratelli delle altre nazioni. La serenità nella condivisione del cammino, la semplicità dell’accoglienza, la campagna intatta, curata con quell’umiltà che contraddistingue le cose belle che non passeranno mai, rimanevano ben impresse nella mente. Un’esperienza intensa giorno per giorno fino all’ultima méta del santuario di Częstochowa in Polonia, raggiunto in notturna dopo diciassette chilometri di cammino e fatica dalla fortezza diroccata di Olsztyn. Da lì sarebbe ripartito il giorno seguente un altro treno, questa volta verso la via del ritorno.

Ecco che da qualche parte smarriti tra le Alpi, pareva di scorgere dei nottambuli vagare nel corridoio tra le carrozze. Alcuni guardavano la luna brillare oltre il vetro, tra le cime ancora innevate nonostante l’estate matura.

Di nuovo un treno carico di storie da raccontare a qualcuno, in un futuro prossimo, zuppo di bei ricordi.

2007/2008 Splende una nuova lanterna

Ilaria Sperandio

Il 12 aprile 2008 segna la nascita del Cerchio “Lanterna Splendente”, data storica che porteremo sempre nel cuore. La grande richiesta da parte di bambine e la risposta del servizio che è sempre pronta nella Capo, ci ha chiamato a rispondere con il nostro “Eccomi” a questa nuova ed emozionante avventura.

In tutti questi anni volando e passando per il sentiero del prato, del bosco e della montagna, in compagnia di tanti animali, fiori e piante, il Cerchio ha imparato a volare sempre più in alto, donando agli altri la gioia di essere Coccinelle. L’ambiente bosco e l’esempio di San Francesco hanno avvicinato le Coccinelle alla natura, offrendo loro la possibilità di scoprirne i segreti, le bellezze e gli insegnamenti.

L’affetto reciproco, la prontezza ed il desiderio di aiutarsi, il sentirsi unite sono gli elementi che rendono l’atmosfera del Cerchio così entusiasmante per chi vi entra per la prima volta: una grande Famiglia Felice dove regna la gioia.

2008/2009 Rendere servizio

Francesco Brunori e Laura Bruscoli

La notte del 6 aprile 2009 la terra trema intorno a L’Aquila e le conseguenze sono drammatiche. Volontari di Protezione Civile accorrono da tutte le parti d’Italia, un gran numero di Militari e Vigili del Fuoco vengono mobilitati per far fronte ad una grandissima emergenza. La nostra Associazione, nel suo piccolo, fa la sua parte e il Gruppo di Calcinelli non si tira indietro.  Nei primissimi giorni dopo il sisma, quattro RS del nostro Gruppo partono alla volta di Montesilvano su richiesta dei Gruppi Scout locali: la notte del sisma decine di pullman hanno portato moltissimi aquilani, rimasti senza una casa, verso le coste, perché fossero ospitati negli alberghi e in altre strutture ricettive. Il nostro piccolo servizio è stato quello di passare del tempo con i bambini e con gli anziani che soggiornavano negli alberghi. Ascoltare gli anziani nei racconti delle storie di quella notte, giocare con i bambini che si raccoglievano nella hall dell’albergo. Un piccolo servizio, durato solo pochissimi giorni (dal 16 al 19 aprile) ma un’esperienza che ci ha profondamente segnato. Poche settimane dopo, la nostra associazione apre un campo a Villa Sant’Angelo (AQ) (spostato in seguito a San Pio delle Camere): Direzioni di Gruppo, singoli Capi, Clan e Fuochi di tutta Italia si susseguono in turni e, durante la loro permanenza, si spendono per essere utili: assistenza a bambini ed anziani nelle tendopoli e assistenza logistica alla Protezione Civile.

Il Clan Nettuno decide di dare la disponibilità per una settimana di campo di servizio e rimarrà in terra aquilana dal 13 al 19 agosto. Nei primi giorni di quella settimana ci chiedono di aiutare la Protezione Civile a pubblicizzare alcuni eventi di intrattenimento che erano stati organizzati. Abbiamo così percorso moltissimi chilometri per visitare gran parte delle tendopoli e distribuire volantini degli spettacoli di Benigni, Verdone e altri. Nella seconda parte della nostra settimana prestiamo servizio nelle tendopoli di San Pio delle Camere e Prata d’Ansidonia, giocando con i bambini, chiacchierando con gli anziani e vivendo con loro la terribile quotidianità della tendopoli.

La nostra Associazione si spende verso le zone colpite dal sisma cercando di “garantire” quanto più possibile le attività Scout dei Gruppi che si sono ritrovati senza le loro sedi, oltre che sfollati sulla costa. Perciò l’appello che ci ha fatto è stato: “Chi può ospitare un Riparto durante il suo campo estivo?”. Il nostro Riparto Guide, sotto l’ala protettiva di Don Giuseppe “Peppe” Monaco, ha accettato la richiesta e in appena tre mesi ha organizzato a distanza un campo estivo per ben sei Squadriglie: Leopardi, Pantere e Aquile di Calcinelli; Daini di Orciano; e Cobra e Tigri di L’Aquila 1.

La preparazione è stata principalmente materiale (il nostro Gruppo si sarebbe occupato di portare i pali per le costruzioni, i bidoni jamboree per cucinare, e acquistare cibo per tutti), economica (le Guide hanno fatto attività di autofinanziamento per poter acquistare il sopradetto materiale, e non far pagare alcune quota di partecipazione alle ragazze de L’Aquila) e organizzativa (Capo Riparto inesperte che hanno collaborato a distanza cercando di far collimare programmi e obiettivi). Il lavoro è stato tanto ma il cuore puntava a fare qualcosa di buono per queste ragazze, che ci hanno fatto il dono di condividere con noi un’esperienza unica come il campo estivo.

Eravamo talmente rimasti toccati dalla realtà del terremoto che avevamo vissuto con le nostre esperienze di servizio, che abbiamo deciso di fare un ulteriore gesto di fraternità: dopo le attività estive, con Don Peppe, ci rechiamo a L’Aquila a donare delle nuove uniformi per i ragazzi e le ragazze del Gruppo L’Aquila 1. Siamo così partiti con un pulmino da nove posti carico di uniformi, che sono state ben accette dalla Direzione di Gruppo aquilana. Siamo stati accolti nei locali parrocchiali e, successivamente, accompagnati con tanta commozione nella zona rossa del centro storico della città. Anche prendere un caffè è stato difficile: il terremoto aveva lasciato pochi bar aperti, tanti cani randagi e un silenzio innaturale.

Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla chiamata al servizio che la nostra Associazione ci ha fatto e al grande sostegno che la comunità di Calcinelli, tramite Don Peppe, ha dato al nostro Gruppo.

2009/2010 Guide per un giorno

Laura Bruscoli e Elena Battisti

Durante il mio primo anno da Capo Riparto, la maggior difficoltà incontrata era stata quella di collaborare, come avrei voluto, con le famiglie. Negli anni da Scolta, i miei genitori avevano colto ogni occasione per partecipare alle attività Scout e mi ero sentita capita e sostenuta nelle “stranezze” che facevamo. Da Capo Riparto avrei voluto che le Guide sentissero lo stesso sostegno.

Dal momento che lo scautismo si affianca alle famiglie nella missione educativa, riuscire a condividere e spiegare ai genitori quello che facevamo vivere alle loro figlie, divenne per me uno degli obiettivi dell’anno. Non ho la pretesa di esserci riuscita, ma sicuramente alcune delle mamme che hanno partecipato alle uscite annuali appositamente per loro organizzate, il perché dell’acre odore di fumo al rientro da ogni uscita … lo hanno capito!

Quindi, oltre alle assodate attività di Riparto rivolte alle famiglie, come il classico pranzo autunnale dei genitori a Cartoceto, preparato dalle mamme; e le riunioni programmate per i genitori in occasione dei campi, abbiamo preso l’abitudine di condividere il programma dell’anno con la nostra Rappresentante dei genitori (che non ha mai mancato di ospitarci per la consueta cena di Riparto), che in quanto “genitore” aveva la sensibilità per capire i dubbi e le paure che questo mondo Scout poteva presentare a chi ancora non ci conosceva.

Da tutto questo è scaturita l’uscita “mamme”: la prima è nata così, un po’ per gioco e un po’ per desiderio di quella Direzione di Riparto, che voleva tanto ridere anche con quelle donne che gli avevano affidato le loro ragazze.

Così dopo la Messa domenicale in Parrocchia, siamo andate a Tavernelle lungo il fiume Metauro. Tra un gioco per rompere il ghiaccio e per conoscerci meglio, una passeggiata, una chiacchierata incentrata sul Metodo Guide, e un pranzo preparato alla trappeur, ha avuto luogo, il 18 giugno 2010, la prima uscita mamme.

Noi genitori di solito, siamo abituati ad affiancare i nostri figli, nella preparazione dello zaino alla vigilia di un’uscita o di un campo ma non abbiamo mai condiviso questa loro esperienza di vita. Come trascorrono le giornate, cosa provano?

Per soddisfare queste curiosità, ecco che nel 2010, un gruppo di mamme ha accettato la sfida di Lalli, partecipando alla prima uscita delle mamme del Riparto Guide di Calcinelli.

Domenica 18/06/2010, dopo la messa del primo mattino, zaino in spalla e piene di entusiasmo ci siamo ritrovate a Tavernelle in prossimità del corso del fiume Metauro per iniziare il nostro cammino. Lungo il sentiero immerso nella vegetazione, abbiamo alternato momenti di gioco e confronto personale.

Il tutto per conoscerci meglio fra noi ed approfondire alcune terminologie dei vari Gruppi Scout, così da assaporare anche se per poco l’esperienza delle nostre ragazze. Al termine della camminata ci siamo fermate sul margine del fiume, dove era previsto il fatidico pranzo alla “trappeur”.

Avevamo sempre sentito parlare di questo, ma non avevamo mai provato di persona le difficoltà per attuarlo. Abituate alle nostre comode cucine attrezzate di tutto, abbiamo dovuto fare i conti con il nulla, prima difficoltà, trovare la legna, un posto sicuro per accendere il fuoco, naturalmente senza fiammiferi, fare gli spiedini con i rami di albero appositamente appuntiti con il coltellino, agevolate da un forte vento che ci ha accompagnato per l’intera giornata. La mia partecipazione alle uscite delle mamme è continuata anche nel 2012 in località Arcevia, dove abbiamo trascorso due giorni insieme.

Ripensando a quei momenti, riaffiorano nella mia mente tanti ricordi gioiosi, ho vissuto un’esperienza di condivisione, mi sono messa in gioco, ho sorriso spensieratamente e condiviso momenti faticosi, ma vi posso assicurare che hanno lasciato nel mio cuore una traccia indelebile, quell’avventura mi aveva proprio arricchita, ho avuto l’occasione di provare un piccolo assaggio di quello che provano e svolgono le ragazze durante le loro uscite.

2010/2011 La squadriglia Pantere all’uscita del “secolo”

Jessica Sani, interviste: Alice Grilli e Rosio Iacucci

PROLOGO E ANTEFATTI

Cento anni sulle spalle, cento anni è il peso dello zaino che ci portiamo dietro. Per i meno amanti della storia, è doveroso ricordare che Agnese, sorella di B.P. diede vita al movimento delle Girl Scouts (poi Guide) nel 1910, opera poi proseguita da Olave, moglie di B.P., che divenne Capo delle Guide del mondo.

E 101 anni dopo arriviamo a noi, Scout di oggi che ci ritroviamo nel 2011 a festeggiare questo grande traguardo!

Aumentiamo lo zoom, e 101 anni dopo arriviamo ad una piccola ma grande Squadriglia “Pantere” del Riparto “Il Quadrifoglio” che in questo anno ha l’onore di partecipare all’evento organizzato dalla Pattuglia Nazionale: un campetto di 3 giorni alla Base Brownsea dove partecipano tutte le Guide d’Italia!

Prima di questo evento, ricordiamo anche la missione lanciata alle Squadriglie d’Italia in occasione di questo centenario: ogni Squadriglia doveva documentarsi sul passato della propria Squadriglia e del proprio Riparto; ricordo che la missione ci richiedeva di fare una foto con TUTTE le Capo della nostra Squadriglia, di conoscere la storia della fondazione del nostro Riparto e le varie Capo Riparto. In preparazione a questa missione venne la Maru ad una riunione di Riparto, anzi pardon, venne la Regina Foglia di Quadrifoglio, a raccontarci il perché ci chiamiamo “Il Quadrifoglio”, chi lo fondò, come, quando. La cosa più bella fu che tutti i lavori di tutte le Squadriglie di tutti i Riparti furono raccolti in un unico book e regalati ad ogni Riparto. Pensate che cosi tutte abbiamo nella nostra sede la storia del Guidismo d’Italia come se fosse ‘autografata’ dalle Squadriglie che la vivono ogni giorno!

IL CAMPETTO DI SORIANO

Introduzione e arrivo

Ricordo che la situazione si stava mettendo male per questo campetto, nel nostro Riparto c’erano tantissime assenti, e si rischiava di non andare.

Solo la mia Squadriglia (C. SQ. Jessica Sani, Alice Grilli, Rosio Iacucci, Sofia Ceramicoli e Ottavia Vagnini) riuscì a partecipare al campetto, purtroppo le altre a causa del basso numero di partecipanti non sono venute.

“Io mi ricordo che la Lalli aveva noleggiato un pulmino da 9 posti” dice la Ro, ed infatti è così che siamo giunte a Viterbo, e prese da grande euforia, durante il viaggio abbiamo ben pensato di comporre un canto di Squadriglia! Lo spirito era quello giusto: la Squadriglia in trasferta, l’esigenza di avere qualcosa che ci rendesse unite di fronte a tutte le altre. La nostra canzone si intitolava “Starlight” … chi è? Il nostro Guidone.

La Base…beh, per tutte era la prima visita alla Base Nazionale! Questo era forse l’emozione più grande…non so che cosa mi immaginassi con “Base Nazionale” …wow.

Ricordo che al “siamo arrivate, è questa”, l’immagine della base che avevo davanti fu un prato secco e un portale che sembra un po’ abbandonato in mezzo al nulla, e quindi la prima impressione fu…distorta. Non le rendeva giustizia.

C’era un baldacchino tipo quelli delle sagre della polenta per registrarsi e dichiarare la propria identità e qui la Lalli, mentre faceva questa cosa, ci chiese da lontano: Jessiiiiii, dì un sì!!

E io: a cosa??

Lei: tranquilla tu dimmi sì!

Ebbene, avevamo appena “acconsentito” ad avere insieme a noi la Squadriglia di Guide spagnole che era stata invitata come ospite a questo campo! Los lobos: erano la Squadriglia Lupi! I problemi si presentarono già nei primi minuti, ma i problemi seri arrivarono col passare dei giorni. Questa Squadriglia avrebbe dovuto passare con noi il momento dei pasti, condividendo cibo e preparazione, ma le care Guide si presentavano solo quando il cibo era praticamente pronto, come se fossimo un take-away!!

Ma sono molto democratica e chiedo anche cosa si ricorda Ali Grilli:” Ricordo che c’erano tantissime Squadriglie italiane e una spagnola che avevano affidato a noi. Con “affidare” intendo che loro venivano, si riempivano il piatto con il nostro cibo condito di impegno e sudore, e se ne andavano a mangiarlo nel loro angolo ripetendo la parola ‘rapido-rapido!!’”

Le attività e l’organizzazione

Il campetto durava tre giorni, durante i quali c’erano alcuni appuntamenti fissi ed altre attività invece erano facoltative, come se fossero dei laboratori ad iscrizioni. Ricordo che avevo scelto per la mia Squadriglia di fare un’attività di pionieristica, che odiavo profondamente, però visto che andavamo avevo pensato che fosse una buona occasione per imparare qualcosa di approfondito e da persone che non erano la nostra staff. In un altro pomeriggio abbiamo scelto il laboratorio di abilità manuale e abbiamo costruito una sorta di mongolfiera.

Gli appuntamenti fissi oltre ovviamente all’Issabandiera, erano la veglia serale: interessantissima perché presentata con una tecnica per noi nuova, si tratta di un mimo sincronizzato, vestite di nero, con un lettore esterno. Una sorta di quadro non statico! Altro appuntamento fisso fu una fantastica FESTA DI COMPLEANNO CON 100 CANDELINE! Durante la preparazione della cena l’ultima sera avevamo anche l’incarico di fare un dolce con oro saiwa e crema al cioccolato, che seppur cucinato in precarie condizioni igieniche era una prelibatezza, forse il segreto è che quel dolce era condito di spirito ed entusiasmo, di gioia, di emozioni! Quella serata fu memorabile, eravamo tutte nel salone all’interno a cantare a squarciagola i canti della tradizione che tutte conosciamo e poi ogni Squadriglia portò sul palco il proprio dolce, vennero messe 100 candeline e tutte insieme le soffiammo!

Aneddoti in esclusiva

Le esperienze più belle si sa che sono quelle in cui ci sono disagi e dis-Avventure, che poi restano nella memoria…ma lascio la parola ad Ali Grilli:

Ali Grilli: “(..) Un altro ricordo che ho del centenario è quando io e la mia Capo Squadriglia siamo andate alla ricerca di nuove Squadriglie con cui fare amicizia. Era quasi l’ora di pranzo e quindi dovevamo anche ottimizzare il tempo per raccogliere un po’ di legna e accendere il fuoco. Ci siamo dunque dirette verso una Squadriglia lì vicino. Erano accasciate sotto l’ombra di un albero quasi morente.

– “Ehi ciao!” Avevamo iniziato io e la Je. Loro si erano girate di malavoglia…penso proprio che le stessimo disturbando, ma noi eravamo troppo gasate di conoscere qualcuno di nuovo. Scoprimmo che anche loro erano una Squadriglia di Pantere, il che faceva noi ancora più felici e impressionate che esistessero altre pantere in questo mondo. Il discorso però durò pochi secondi purtroppo…La mia Capo avrebbe già voluto lasciar perdere, MA IO NO! Non potevamo perdere quell’occasione, così mi venne una fantastica idea. Gli chiesi, forse urlando e sembrando un po’ esaltata: SAPETE DIRMI DOV’È LA LEGNA??

non credo di aver ottenuto risposta…

La Jessi mi trascinò via probabilmente chiedendosi perché mi avesse portato con sé. Tutt’ora quella domanda mi sembra esser stata una genialata per fare amicizia…magari ci riproverò in un’altra occasione per vedere se funziona!”

Un altro ricordo memorabile è che partimmo con un grande telo PVC e tornammo senza, poiché una sera, in un momento di crisi totale, di quelle in cui l’olio frigge, l’acqua bolle e straborda e tutte siamo indaffaratissime, la Sofi chiede:

-Dove appoggio la pentola?? (rovente, appena tolta dal fornello)

-Lì lì lì sopra…!

PSSSSSSSS…

E fu così che il nostro bel telo PVC piegato in 4, divenne un fantastico telo bucato sui 4 lati in modo perfettamente simmetrico! Un’opera d’arte!

Considerazioni finali

Ro: “Era la mia prima grossa uscita mi pare, uno degli episodi salienti del mio percorso Scout, perché praticamente ho fatto Centenario, Eurojam, e adesso attendiamo l’Euromoot!”

Eh sì, è stata un’esperienza significativa! Per noi Pantere è stato un momento per crescere come Squadriglia, per vivere quella dose di Avventure che ti mettono alla prova, ti legano e ti uniscono e ci ha dato una marcia in più per affrontare il Campo Estivo! Tanti di questi ricordi riecheggiano ancora oggi tra di noi e con l’Ali, la Ro e la Sofi ancora oggi si ride e si ricorda con piacere questa esperienza…! Ricordo che è stato davvero un momento esclusivo per noi, incontravamo la staff solo all’issabandiera e poi eravamo in autonomia. Come tutti gli incontri a così ampio raggio, è stato prezioso, è stato un tempo che si è tramutato in ricchezza!

2011/2012 Un nuovo riparto, una nuova avventura

Alessandro Cicoli

Era una calda serata di giugno del 2011 quando la Direzione di Gruppo si riunì presso la Delegazione Comunale di Calcinelli per iniziare a programmare il successivo anno associativo. Eravamo, infatti, ancora sprovvisti del celeberrimo Pala Scout ed allora ci si riuniva, a turno, in una delle tante sedi delle Unità che erano sparse nell’ancora Comune di Saltara. Tra una considerazione e l’altra, venne posto in discussione un importante argomento dell’ordine del giorno: i grandi numeri che il nostro Riparto Esploratori “Santa Croce” si sarebbe trovato ad affrontare a seguito dei passaggi dei Lupetti nati nell’anno 2000.

La necessità di non venire meno al principale obiettivo della nostra Associazione (l’educazione del singolo), ci portò ad approvare la fondazione di un nuovo Riparto. Il sottoscritto fu scelto dalla Direzione di Gruppo come Capo Riparto e, nelle successive riunioni, vennero inseriti nella Pattuglia Direttiva Giacomo Marinelli (Maro), Federico Grilli (Fix), che aveva appena lasciato l’incarico di Akela, e il debuttante Gianmarco Guidi (Giammi). Di concerto con la Staff del Riparto “Santa Croce”, furono accorpate al nuovo Riparto la Squadriglia Tigri, la Squadriglia Lupi e la neonata Squadriglia Gheppi.

Rimaneva solo una cosa da decidere: il nome del Riparto. “Come vogliamo chiamarci?”.

Furono tante le ipotesi prese in considerazione dalla Pattuglia Direttiva: “Cerchiamo l’ispirazione su Scoutismo per Ragazzi, anzi no… magari prendiamo in prestito il nome di una stella o di una costellazione”. Nessuna delle alternative ci convinse appieno e così, giunti ormai alla vigilia dei Passaggi, ci venne l’idea di intitolare il Riparto alla memoria del nostro caro fondatore Don Giulio.

Il Sentiero percorso nei tre anni di vita del Riparto ci ha fatto vivere esperienze davvero memorabili. Mi piace constatare come tutti i Campi Estivi siano stati caratterizzati da un grande spirito di condivisione con altri Scout: durante il primo campo di Casteldelci, abbiamo passato alcuni momenti con i nostri fratelli Scout AGESCI provenienti da tutta Italia; l’anno successivo, sempre a Casteldelci, è stata la volta del Campo di Gruppo in occasione del nostro Venticinquesimo; mentre il 2014, come degna conclusione di questa bellissima avventura, abbiamo vissuto l’esperienza dell’Eurojam francese. Ma queste sono state solo alcune delle pietre miliari che hanno disegnato il percorso di un cammino ricchissimo, che ha avuto il grande merito di fortificarci e farci crescere individualmente. Infatti, proprio grazie al venir meno delle sicurezze che un grande Riparto poteva darci, ognuno di noi, dal Capo Riparto all’ultimo dei Novizi, ha potuto mettere in gioco i propri talenti e acquisire maggiori consapevolezze.

Dopo l’Eurojam, i numeri dei due riparti non consentirono la sopravvivenza di tutte e sei le Squadriglie, e così la Direzione, riunitasi nuovamente (questa volta sì, al Pala Scout), deliberò la riunificazione degli Esploratori sotto l’unica Fiamma del Santa Croce. Ma, nonostante ciò, ci piace pensare che il Riparto “Don Giulio” sia ancora in vita: nelle esperienze vissute, nelle tradizioni ereditate, nelle nozioni trapassate.

2012/2013 Un campo lungo 25 anni

Federico Rivelli

Quest’anno, più precisamente dal 3 all’11 agosto presso il Comune di Casteldelci, i ragazzi dei tre Riparti del Gruppo Calcinelli I° hanno potuto vivere un’esperienza davvero eccezionale, all’insegna dell’avventura e della vita all’aria aperta.

Non era mai successo nella storia del Gruppo di riunire in uno stesso luogo e nel medesimo periodo tutte le unità di branca verde, Guide ed Esploratori assieme, sotto un unico cielo stellato, a poca distanza l’uno dall’altro.

L’opportunità di avere un ambiente naturale così esteso a disposizione ha permesso infatti di condurre le proprie attività in maniera separata senza arrecare alcun disturbo, come definito dal metodo educativo proposto dalla nostra associazione, ma allo stesso tempo ha permesso anche di creare le occasioni per vedersi tutti assieme e far nascere quell’atmosfera di fraternità e confronto che vogliamo accompagni sempre la crescita di ogni nostro ragazzo.

Posso solo lontanamente provare a trasmettere le emozioni e tutti quei vividi ricordi vissuti a chi si appresterà a leggere queste poche righe, ma proverò a fare del mio meglio per narrare la vita di campo dei nostri cari Esploratori.

Tutto tace nella notte silenziosa, ma, sotto le fiere chiome frondose delle querce si alza e s’abbassa il lieve zufolare del ghiro, che ancora assonnato si appresta a svegliarsi ai primi raggi del sole.

Una bassa nebbiolina, fresca d’acquosa e cristallina rugiada, taglia l’aria ormai limpida e vibrante al nascere del giorno. La lepre saltella con i suoi piccoli tra le folte ciocche d’erba nella verde chioma delle montagne di Carpegna. Un canto si leva dalle solide tende degli Esploratori:

“Sul colle scorre il ruscello, nel bosco canta il cucù!!  È sorto il sole, esplorator, non indugiare più! …”

Le voci ancora roche prendono pian piano il vigore ad esse stesse familiare e, rispondendo a nuova vita, si alzano in risposta alla canzone del mattino da dietro i confortevoli drappi d’ingresso. La giornata e il campo hanno finalmente inizio.

Il fresco vento del mattino porta con sé due figure forestiere, che presto si scopriranno essere l’emerito Professor Lidenbrock e suo nipote e assistente Axel. Il professore chiede immediatamente ai ragazzi di aiutarlo a tradurre una misteriosa pergamena scritta in antico runico, di cui si scoprirà essere autore il leggendario alchimista islandese del XVI secolo: Arne Saknussemm.

Di qui in avanti è per i nostri un susseguirsi di avventure, che li porterà a costruirsi con le proprie mani gli strumenti necessari ad una impegnativa spedizione tra i ghiacci verdeblu della nordica isola islandese. Dapprima è la volta di produrre le provviste, ad esempio attraverso le antiche tecniche di trasformazione della frutta in dolce marmellata. Poi viene studiata attentamente la struttura della terra, creando addirittura un ecosistema in bottiglia, dove la base è la fedele ricostruzione della vita acquatica di uno stagno, con alghe per produrre ossigeno e lumachine per mantenere ordine e pulizia, mentre più in superficie viene posto il terriccio, con trifoglio e piccoli animali.

Nulla può raccontare lo stupore dei ragazzi nell’osservare giorno dopo giorno la meraviglia di ciò che accade inconsciamente in maniera incessante anche nella nostra Terra. Gli elementi naturali si compongono e si abbracciano, rendendo possibile il miracolo della vita.

Infine è stato il momento di costruire una bussola, per non smarrire mai la strada e superare al meglio ogni difficoltà.

Si sono susseguite innumerevoli altre prove, ad esempio di allenamento fisico con le attesissime olimpiadi, o anche di confronto con sé stessi, durante i momenti di riflessione accompagnati dalle parole del Signore, ma soprattutto sono stati fatti tanti giochi all’aria aperta e moltissime risate in compagnia.

All’inizio del racconto però, abbiamo parlato della grande possibilità di vivere esperienze tutti assieme ai nostri fratelli Esploratori e alle nostre sorelle Guide. Questo aspetto si è concretizzato soprattutto nella serata di attività alle stelle.

In un clima limpido e sereno la brillante coltre di piccoli puntini luminosi del cielo estivo ha avvolto in un grande abbraccio i diversi gruppetti di ragazzi e ragazze gemellati, in un percorso composto da quattro tappe.

Le Squadriglie miste hanno perciò ascoltato rapite i “tre saggi eremiti delle stelle” imparando molte cose sul mondo che vive al di sopra delle loro teste, ma anche su quello al di sotto di esse, all’altezza del proprio cuore. Ogni gruppo è stato invitato liberamente a preparare una riflessione comune, esposta durante l’ultima tappa, completata dai canti accorati di un sincero momento di preghiera.

Ma l’indomani le Squadriglie sono finalmente pronte per la grande spedizione, che altro non è che il mitico Grande Gioco.

Tra epiche battaglie, percorsi leggendari in mezzo a rocce vulcaniche e ghiacci perenni, attraverso mondi sotterranei sconosciuti e preistorici esseri giganti, una squadriglia in particolare è riuscita a portare a termine la missione, garantendosi un posto nella storia, ad imperitura memoria delle sue gloriose gesta.

Ma il sole sta già tramontando nella dolce valle del Montefeltro e i ghiri ben presto torneranno assonnati a cantilenare con il proprio respiro. È la ninna nanna della natura che così dolcemente accompagna il fresco dormire dell’esploratore.

L’indomani è già tempo di partire, di levare le tende e trascinare i propri passi sul sentiero di casa. Ma il pensiero va a tutti quei ricordi, quelle sensazioni, che così pienamente hanno accompagnato lo spirito di ogni ragazzo. È una sensazione immensa, pura, e di concreta e vibrante allegria, quella di poter portare con sé lo spirito del campo appena trascorso.

Il segreto è tutto in questo concetto, lo spirto del campo non è altro che lo spirito delle persone, passate, presenti e future, che ne fanno parte.

Tanti spiriti talmente in risonanza l’uno con l’altro da creare un canto potente e armonioso, al di sopra di qualsiasi sensazione che possa provare una sola singola anima. È una grande anima connessa, quella del nostro gruppo, un’anima perpetua, che campo dopo campo allarga sempre i propri orizzonti

2013/2014 Chiaramente scout

Paola Cecchini

Chiaramente Scout, non potevamo scegliere nome migliore per un’attività di Fuoco, inizialmente ideata con lo scopo di autofinanziarci la nostra route estiva, ma che si è rivelata una vera e propria riscoperta sia di Fuoco che dell’intero Gruppo.

Già dalla progettazione io e Marusca volevamo mettere alla luce le grandi doti delle componenti del nostro Fuoco, che al lancio dell’iniziativa si sono mostrate un po’ titubanti, ma che poi con il passare delle prove e l’entusiasmo che Marusca ed io riuscivamo a trasmettergli, la loro voglia di fare cresceva sempre più.

Ci fu una grande preparazione dietro, partendo dalla testimonianza effettiva di suore che ci hanno aiutato ad assaporare e calarci nella vita di S. Chiara, alla stesura dei copioni, al capire la suddivisione dei ruoli anche in base alle caratteristiche caratteriali di ogni ragazza.

Tutto fu fatto insieme in grande armonia. Un altro aspetto tanto importante quanto spettacolare fu la collaborazione di genitori e conoscenti del nostro Gruppo che ci hanno aiutato nella realizzazione dello spettacolo, aiuto come scenografie, acconciature e abiti.

Penso che questa attività non fu solo una semplice iniziativa di autofinanziamento, ma una vera e propria scintilla che è stata in grado di ravvivare il nostro Gruppo, si proprio così, ogni componente si è reso utile, facendo emergere le proprie doti, ed è stato bellissimo vedere tutte queste forze mettersi insieme per poi aprire un sipario così importante per noi.

È stata per tute noi una strada impegnativa, a volte in salita con ostacoli, ma come le strade impegnative fatte con compagne di strada giuste ti portano a delle meravigliose vette, ti fanno capire che ne è veramente valsa la pena percorrere, e soprattutto sono fiera e orgogliosa di aver intrapreso e proposto un cammino così consapevole delle forze che avevamo a disposizione.

Il giorno della prima decidemmo di stare insieme sin dal mattino per vivere ogni momento che precedeva la nostra prima.

Tutto era pronto, noi eravamo pronte e…

Che lo spettacolo abbia inizio!

Fu nel vero senso della parola uno spettacolo.

Tanti applausi, tanto stupore, tanta emozione ma tutto questo grazie ad un grande Fuoco alimentato da un forte vento, Chiaramente Scout!

2013/2014 Eurojam 2014: venite e vedrete!

Alessandro Cicoli con i contributi di Marusca Tenaglia ed Emanuele Barone

Condensare l’avventura vissuta all’Eurojam dai nostri ragazzi in poche pagine è davvero impresa ardua: quei dieci giorni di campo sono stati solamente la punta dell’iceberg di anni di preparazione, progressione personale e crescita di squadriglia.

La sfida, infatti, venne lanciata nel lontano Novembre 2012 con la missione “Azimuth Europa”: una sorta di strumento di autovalutazione strutturato in missioni e imprese di squadriglia da svolgersi durante l’intero anno associativo. A seguito della felice conclusione di questa lunga missione, i capi riparto, nelle persone di Samanta Lucchetti (“Il Quadrifoglio”), Giacomo Marinelli (“Santa Croce”), e Alessandro Cicoli (“Don Giulio”) comunicarono ai commissari nazionali la volontà di partecipare al grande evento. Si avviò così un tortuoso iter burocratico, che portò anche ad un’importante variazione logistica: inizialmente, infatti, l’Eurojam avrebbe dovuto tenersi a Metz (nella parte nord-orientale della Francia), ma in seguito alla scoperta di alcuni ordigni bellici nella zona deputata per lo svolgimento del campo (roba da far impallidire la bomba di Fano), fu necessario trovare tempestivamente un altro posto. La scelta ricadde su Saint-Evroult-Notre-Dame-du-Bois, nel cuore della Normandia (un nome complicatissimo, ma che ci è entrato ben presto in testa).

Nei primi giorni del maggio 2014 fummo chiamati, come capi riparto, a partecipare allo “Unit Leader Camp”, una sorta di pre-campo organizzato sul posto: ciò ci ha permesso di prendere coscienza del clima ostile e dell’incredibile lunghezza del viaggio, timori che si sono rivelati assolutamente fondati (in special modo per il Riparto “Santa Croce”). Arrivammo così al fatidico giorno della partenza. Data: 31 Luglio 2014. Luogo: stazione FS di Pesaro. Treno: “Frecciabianca” 9830 Lecce-Milano. Il sottoscritto, individuato quale responsabile di distretto per il piano di carico, iniziò a preoccuparsi non appena si rese conto del ritardo di alcuni ragazzi, rimasti intrappolati nel traffico della città che si stava preparando al Palio dei Bracieri. Per fortuna tutto andò per il meglio: fu un’impresa far restare tutti in ordine sulla banchina, e anche ridistribuire i ragazzi all’interno delle carrozze non appena il Capo Treno ci comunicò che una di quelle da noi prenotate era stata chiusa.

Arrivati a Milano, non facemmo in tempo a scendere dal treno che immediatamente venimmo caricati sul pullman diretto in Francia: attraversammo le montagne e i laghi della Svizzera, le infinite distese della pianura francese e al termine di un viaggio durato la bellezza di diciotto ore arrivammo a Saint-Evroult. Ogni riparto si diresse al bivacco assegnato e ricordo che, una volta arrivati in loco, si presentarono ben presto due problemi: i pali destinati alle costruzioni erano simili a delle potature di sequoie e la zona a noi assegnata era davvero misera per le nostre sette tende. Ma grazie alla pazienza e all’arguzia degli esploratori, in poco tempo il campo venne montato. Nel frattempo, Giacomo (rimasto in Italia per lavoro) ci stava raggiungendo in aereo e, in tarda notte, arrivò finalmente alla tenda di staff (non senza farsi un paio d’ore di “giro turistico” dei bivacchi, dato che la zona era irraggiungibile telefonicamente).

Va detto che esploratori e guide non furono le uniche figure coinvolte nel nostro gruppo: oltre ai capi unità, i rover, le scolte e gli RS in servizio, il Calcinelli I apportò anche i preziosi contributi dei Capi Bivacco Marusca Tenaglia (bivacco 5) e Francesco Brunori (bivacco 14).

Cara Marusca, che ricordo hai dei primi momenti all’Eurojam?
Sono davvero tanti i ricordi, dall’arrivo in aereo, nel cuore della notte, al ritrovarsi catapultata con tutte le capo della Pattuglia Nazionale Guide dentro un tendone. Dal giorno seguente ho iniziato a dedicarmi al mio bivacco, innanzitutto prendendo confidenza con l’area che ci era stata assegnata. Da lì, sono iniziati dodici giorni nei quali mi sono messa gioiosamente al servizio di quelle capo riparto e guide che mi erano state affidate, dimenticandomi di tutto il resto.

Ebbe così inizio il quarto Eurojam della storia della FSE, con una bella ed intensa cerimonia d’apertura presieduta dal Commissario Federale Martin Hafner e incentrata sul motto del campo “Venite et Videte”. Questa frase, tratta dal Vangelo di Giovanni, ispirò tutte le attività organizzate per le squadriglie:
“Venite et laborate!” – workshop tecnico con una squadriglia gemellata;
“Venite et gaudete!” – cena festosa e fuoco di campo con altre due squadriglie gemellate;
“Venite et adiungite!” – attività opzionale di gemellaggio di Riparto;
“Venite et vincite!” – grande gioco con altre dieci squadriglie;
“Venite et reconciliate!” – pellegrinaggio al Santuario di Lisieux;
“Venite et cognoscite!” – giornata di scambio;
“Venite et ludite!” – giornata organizzata liberamente dai riparti.

Caro Emanuele, quali sono le attività che ricordi con più piacere dell’Eurojam?

Una di queste è sicuramente il “Venite et laborate!”. La preparazione è stata davvero lunga e intensa: sapevamo di dover condividere l’attività con una squadriglia francese e abbiamo pensato di realizzare una torretta di segnalazione. Approntammo la nostra impresa di squadriglia nei dettagli, mettendola in pratica nei giorni del campetto che organizzammo nella casa in campagna di mia nonna. Purtroppo a Saint-Evroult non potevamo disporre dei nostri bei pali su misura e ci rendemmo presto conto che realizzare la medesima costruzione con delle sezioni di tronco d’albero intrise d’acqua era davvero impossibile! Così, la nostra squadriglia gemellata francese ci accompagnò nel bosco e ci insegnò a costruire delle frecce polinesiane, fatte con rami affilati e dotate di un meccanismo a corda che le conferisce una lunga gittata. Ricordo anche che in quell’occasione fui intervistato da un loro squadrigliere che stava prendendo la specialità di giornalista: fu molto facile farmi capire, visto che parlava un perfetto italiano!
Un’altra attività che ricordo con grande gioia è il “Venite et gaudete!”, durante la quale insegnammo ad una squadriglia tedesca la ricetta della pasta all’amatriciana, preparata dal nostro cuciniere Gianmarco Mandolini: inutile dirti che i nostri amici la apprezzarono moltissimo! Molto bello fu anche il dopo cena, allietato da canti e bans.

Per noi capi riparto la tensione, invece, fu sempre molto elevata, per la paura che qualcosa potesse andare storto: devo dire che tutto fu reso più facile dai nostri compagni di staff e dalle alte squadriglie. Voglio inoltre ringraziare di cuore, anche in questa occasione, i ragazzi dell’annata ’97 che per ragioni anagrafiche non hanno potuto accompagnarci all’Eurojam: senza la preparazione e il sacrificio da loro messi in campo, la Normandia sarebbe stata solamente un lontano miraggio. Un pensiero speciale inoltre lo riserviamo al nostro caro Marco De Luca, la stella più luminosa del cielo che ci ha accompagnato e sostenuto in questa avventura.

In conclusione, ecco cosa ricorderò per sempre di questa incredibile esperienza che ho avuto il privilegio di vivere anche da Capo Riparto:
umidità ovunque (nei vestiti, nelle tende, nelle “baguette” che mangiavamo);
i menù giornalieri in cui non potevano mancare il “camembert” e le “lingue di gatto”;
la poggia incessante che non ci ha concesso nemmeno un giorno di tregua;
le docce fatte con le taniche;
la paura per le zecche;
i tramonti alle undici di sera;
i tempi biblici necessari a far bollire l’acqua per la pasta (causa pioggia e vento);
il sapore del chinotto bevuto alla stazione di Milano al ritorno;
la passione dei capi;
la gioia dei ragazzi;
il dolce abbraccio dei nostri genitori appena scesi dal treno.

2014/2015 L’arcobaleno splende sopra il bosco d’italia

Ilaria Sperandio

Era da mesi che le bambine del Cerchio Lanterna Splendente di Calcinelli aspettavano quel giorno. Finalmente il 21 marzo 2015 era arrivato e le 11 Coccinelle del Consiglio di Arcobaleno erano pronte a volare fino a Viterbo per incontrare molte altre piccole Scout del Bosco italiano.

Migliaia di giovani sul sentiero che le avrebbe portate ad approfondire la figura spirituale di Santa Rosa, protettrice di Viterbo, che durante il Medioevo sconfisse una grave malattia personale e donò la sua vita all’aiuto dei più deboli e alla Chiesa. Un esempio ancora oggi per le ragazze e per le giovani donne, capace di invitare a riflettere sul mistero della fede in una piena e coinvolgente donazione d’amore.

Le bambine accompagnate dalla Capo Cerchio Ilaria e dalla scolta Federica hanno seguito attentamente la storia del pane trasformato in fresche rose. La fanciulla, infatti, di famiglia assai povera, ne aveva nascoste due pagnotte sotto al grembiule sdrucito per donarlo ai più poveri. Quando il padre se ne accorse la fermò preoccupato chiedendole cosa portasse di nascosto con sé. La piccola rispose che aveva solo dei fiori ed ecco che quando aprì il grembiule ne uscirono di freschissimi.

Una storia semplice e bellissima che le Coccinelle scoprirono passo dopo passo assieme ad altre bambine provenienti da ogni parte d’Italia: dalla Sicilia al Friuli, dalla Liguria alla Puglia, dalle Marche alla Sardegna. Una passeggiata in un bosco più vasto del solito, gioioso ed entusiasmante, dove le foglioline delle piante sono solite vibrare divertite sotto la brezza primaverile: quel vento capace di spargere l’odore di rose nell’aria e di far vibrare all’unisono le ali di tutte le Coccinelle d’Italia.