2015/2016 Challenge 2016: il ritorno della forcola

Axel Valeri, interviste: Giacomo Giovanelli e Alessandro Berloni

Il Challenge è un’ambiziosa sfida alla quale partecipano tutti i Clan del distretto divisi in piccole pattuglie che, orientandosi lungo i sentieri con la sola cartina topografica sono messe alla prova in abilità tecniche e fisiche.

Il tempo, quindi la velocità con la quale si percorrono tutti i sentieri, e lo stile, quindi l’uniforme perfetta, l’atteggiamento durante le prove, il comportamento nei momenti di gruppo, il rispetto degli avversari, sono gli altri parametri di giudizio fondamentali, tutti elementi valutati singolarmente che alla fine delle due giornate portano alla vittoria.

In esso si sperimentano le proprie capacità e i propri limiti, si imparano ad affrontare difficoltà impreviste, ad essere pronti, a non scoraggiarsi.

La prima apparizione del “Clan Nettuno” in questa rinomata competizione è nel 2001, a Cupramontana, un Challenge tutto in bicicletta dove il fango dovuto all’incessante pioggia ha portato le 3 pattuglie partecipanti a doversi ritirare.

Dopo aver preso le misure, l’anno successivo lungo i sentieri del Furlo, la pattuglia formata da Lorenzo Bruscoli, Federico Grilli e Mattia Camilloni portano alla vittoria il Clan Nettuno, ottenendo così la valorosa “Forcola”, simbolo dei Rover che rappresenta la capacità di fare “scelte importanti” per la propria vita quando ci si trova di fronte ad un “bivio”, Forcola sulla quale ogni anno la pattuglia vincitrice ci annoda un lembo di pelle con incisi i propri nomi.

Appena dopo due anni dalla vittoria, il 7-8 maggio 2005 ad Urbania, la pattuglia “Taxi” composta da Alessandro Berloni (Berlo), Massimo Mattioli (Mattio) e Luca Giambartolomei (Giamba), conduce il Nettuno ancora una volta alla conquista del Challenge.

Ogni elemento della pattuglia aveva una propria qualità, che unita a quella dei compagni ha formato un gruppo completo: Giamba caratterizzato da una forte abilità tecnica; Mattio contraddistinto per la sua pazienza ha fatto la differenza nella prova che prevedeva la realizzazione di complicati origami prevalendo sugli avversari; Berlo, specialista nella topografia, si è preso carico dell’orientamento seguendo con cura la cartina topografica, trovandone i punti determinati dalle coordinate con efficienza non facendo perdere tempo prezioso alla propria pattuglia; inoltre, forte della sua esperienza nella competizione, si è occupato anche dell’organizzazione di tutto il materiale necessario per le due giornate.

Il loro Capo Clan, Giacomo Giovaneli, li ha definiti come un vero gruppo di amici, non solo nell’ambito Scout, ma amici che erano insieme al di là delle attività scoutistiche, ed è questo fondamentale aspetto che ha fatto la differenza, facendoli raggiungere una coesione e un affiatamento tali che uniti alla preparazione, li hanno portati avanti a tutti.

Con il passare del tempo i ragazzi portano a termine la loro formazione ed il loro percorsi Scout, Berlo dopo ben undici anni da quella vittoria, nel 2016 divenne Capo Clan, anno nel quale il Challenge viene proposto con una forma particolare, oltre alle numerose prove disseminate lungo il percorso è caratterizzato per la modalità triathlon, gara composta da una prima parte a piedi sui sentieri del Furlo, un lungo tragitto in bicicletta fino a Fano, e infine, una prova in kayak sul nostro mare Adriatico.

La competizione ha preso luogo nella parte inferiore del monte Pietralata con obiettivo la vetta, tratto della gara camminato, o a discrezione della pattuglia intrapreso di corsa, dove oltre alla prova di cucito e un paio di controlli stile il principale confronto è stato arrivare al campo base realizzando il minor tempo rispetto alle altre pattuglie, luogo nel quale sono stati costruiti i rifugi con dei teli impermeabili, destinati a passarci la notte e anche poi per esser poi valutati in integrità e confort.

Il giorno successivo carichi di tutto il materiale sulle spalle la sfida è passata sulle due ruote partendo in bicicletta direzione Fano, dove le uniche soste sono state per sottoporsi alla prova fisica, ad un rilevamento tracce ed al questionario sulla metodologia Scout.

Ormai giunti verso la fine del confronto, le ultime battaglie sono avvenute in mare alla guida dei kajak, per poi concludersi con la gara di cucina a base di polenta e crema.

Dopo tutto quel periodo di assenza nel gradino più alto del podio, dopo tutta quella distanza dalla Forcola, il Clan Nettuno torna a trionfare con la pattuglia costituita da Axel Valeri e Lorenzo Centoscudi, arrivando a punteggio pieno nello stile e nella velocità di percorso, totalizzando anche il risultato più alto tra le pattuglie nelle prove tecniche, vittoria figlia di una minuziosa preparazione ed una forte ambizione, principi imprescindibili per arrivare ad un grande risultato.

Negli anni precedenti intanto fu istituito un ulteriore premio, non solo la consueta assegnazione della Forcola alla pattuglia vincitrice, ma anche la consegna di una bandiera europea, riconoscimento dato al miglior Clan del Challenge, dove viene presa in considerazione la media punteggio di tutte le sue rispettive pattuglie.

Solo grazie all’impegno di tutto il Nettuno, guidati da Berlo ed i sui fidi aiuti Nicola Rivelli e Lorenzo Bruscoli, il Gruppo di Calcinelli è riuscito ad imporsi sul distretto.

1° “727”: AXEL VALERI e LORENZO CENTOSCUDI;

3° “Divino Jonhatan 2”: LUCA PEDINI, EMANUELE BARONE e LORENZO COSTANTINI (Clan di Forlì);

6° “Eiffel 65”: ALBERTO PANNACCIO, GEREMIA MATTIOLI e FILIPPO GRESTA;

8° “Splash Brother”: ANDREA PEDINI e CHRISTOPHE MENDY.

2016/2017 Mille volti una storia

Chiara Ciacci

Quella data andava trovata, sembrava impossibile, ma ce l’avevamo fatta.

Fu così che riuscimmo nuovamente a partire tutti insieme per un grande campo.

Era il 6 gennaio del 2017 quando il Clan Nettuno, il Fuoco Girasole e tutta la Direzione di Gruppo partirono per il primo campo insieme.
Naturalmente non fu la prima occasione in cui le diverse unità si incontravano, prima di questa ci sono state altre esperienze, come il campo invernale di Clan e Fuoco tenutosi a Parchiule tra il 27 e il 30 dicembre del lontano 2005 e l’uscita del 1° marzo 2015 dove le due unità hanno trascorso una giornata insieme alle Cesane di Fossombrone.

Un assaggio di quello che sarebbe stato questo campo lo abbiamo ricevuto durante l’uscita a Madonna dell’Acquanera nel marzo del 2016, dove per la prima volta si sono confrontati la Direzione di Gruppo, il Fuoco e il Clan.

Ma niente è paragonabile al grande evento del campo.

Quella mattina il sole quasi timido rifrangeva i suoi raggi sull’acqua del fiume, il clima era un po’ rigido, tanto che durante la giornata abbiamo assistito alla prima neve dell’anno.

Il punto di partenza era la piccola terrazza posta a bordo della strada principale di Fossombrone a pochi metri dal Ponte che attraversa il Metauro.

Da lì si apre il sentiero per “campo d’Asino” dove si trova la casa che ci avrebbe ospitati.

Compiuti i prima passi lungo il sentiero, è lì che tutto accade, inizi piano piano a lasciarti la realtà alle spalle e senza accorgertene il tuo spirito cambia e la tua anima inizia a riempirsi di qualcosa di nuovo, di speciale.

Lungo il cammino si sono formate le equipe che come ad ogni campo si sarebbero sfidate in quelle che sono le tipiche attività Scout, in fin dei conti ci vuole sempre un po’ di sana competizione.

Arrivati alla casa, come dopo ogni camminata, la fame si è fatta sentire così riuniti intorno al tavolo abbiamo consumato il pranzo perché sappiamo tutti che a stomaco pieno si ragiona meglio. In questo caso si crea meglio, sì, perché la prima attività del pomeriggio è stata realizzare delle maschere, ma non le tipiche mascherine fatte in carta: ci siamo infatti specializzati nella creazione di oggetti in gesso, e con un po’ di fatica e dolore siamo riusciti a ricavare dei volti, cinque cavie hanno offerto il loro viso come stampo per il gesso, e in cambio hanno ricevuto una ceretta gratis per sopracciglia e baffetti.

Il resto del pomeriggio le varie unità ovvero, il Clan, il Fuoco e la Direzione si sono riunite, ognuna nelle proprie stanze per sviluppare, tramite le varie tecniche espressive, la rappresentazione dei personaggi assegnati loro durante le riunioni che hanno preceduto il campo per la realizzazione di uno spettacolo che si è tenuto la sera, durante il fuoco serale, nel quale i vari gruppi si sono esibiti con opere di grande successo.

Nella giornata seguente, come ad ogni campo che si rispetti, siamo partiti per una nuova camminata, divisi in unità, lungo sentieri diversi, camminavamo tutti verso la stessa direzione, ovvero la baita delle Cesane.

Lungo il cammino è stata la figura di Ester che ci ha accompagnati e ci ha fatto riflettere sulle nostre scelte.

Come spesso accade ai nostri campi mobili è la strada che ci accompagna durante le nostre riflessioni, ed è lei ci fa sempre scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che ci arricchisce.

Durante il pomeriggio dopo essere rientrati dalla camminata ed esserci rifocillati con un buon pranzetto è venuto a farci visita il nostro caro Don, dopo qualche canto e risata, ci siamo ricomposti per una bella chiacchierata tutti insieme, a seguire il nuovo conduttore Rai, Davide Falcioni ha condotto un gioco nel quale abbiamo condiviso le nostre riflessioni su Ester e le scelte di cui si parlava la mattina.

La giornata si è conclusa con la visione di alcuni video su storie di persone che hanno fatto delle scelte importanti, seguiti da un lauto banchetto e la visita di ospiti speciali.

La mattinata seguente la sfida si è fatta sentire un po’ di più, in un primo momento le varie equipe si sono riunite per dare finalmente un’identità a quei volti che durante le giornate precedenti erano rimasti lì fermi in corridoio ad asciugarsi e compattarsi, sapete il gesso non si asciuga molto velocemente, soprattutto d’inverno.

Dopo la presentazione di queste identità e il racconto delle loro storie, è arrivato il momento più atteso del campo, la grande sfida, quella che ormai è una tradizione ed ogni volta assapori nell’aria competizione e in teoria dovresti sentire anche qualche profumino che ti porta l’acquolina in bocca, in questo caso eravamo tutti inebriati dalla cannella di Berlo.

Sì stiamo parlando proprio di lei, LA GARA DI CUCINA, una vera e propria sfida all’ultimo fornello, i cuori palpitavano e le mani si muovevano più velocemente possibile per realizzare il piatto perfetto, ore 13:30 fischio finale, uniformi perfette, piatti pronti, si presenta il tutto ai giudici.

Durante il ritiro della giuria per le valutazioni i vari concorrenti si sono messi all’opera per ripulire tutto e svuotare la casa prima della partenza.

Prima di salire in macchina e tornare alle proprie case la sfida non poteva che concludersi con una vera e propria lotta a palle di neve, a seguire ci siamo riuniti per i saluti finali, la benedizione del Don Peppe e la consegna dei vari certificati di campi scuola, perché la formazione viene prima di tutto.

A questo punto vi chiederete cosa centra il titolo con questo articolo…

“mille volti una storia” è la frase che ci ha accompagnato lungo tutto il campo.

Una storia quella del campo, che racchiude dentro di sé la vita e la scoperta di tanti volti, quelli che erano presenti, che magari vediamo spesso intorno a noi, ad attività, a messa ma che di fatto non conoscevamo fino in fondo prima di questo campo, quelli che abbiamo conosciuto nelle storie di personaggi biblici, e volti che abbiamo creato noi, ai quali noi abbiamo dato una loro identità.

Si parla di volti, di storie, e pensando a queste parole mi viene in mente tutto il nostro Gruppo, formato da tante persone, dal più piccolo al più grande.

Una Capo un giorno mi ha detto “se il Fuoco e il Clan non funzionano, non funziona tutto il Gruppo”, e di fatto è così perché in queste due unità si formano i capi di ora e i capi del futuro e se questi non funzionano i nostri ragazzi e ragazze più piccoli come faranno a fare attività? Come faranno a crescere con degli esempi se questi non ci sono?

Questo campo mi ha dimostrato che ci sono persone che ci tengono, che formano prima se stesse per poi riportare il proprio sapere ai più piccoli, e questa è proprio una testimonianza, i nostri capi più grandi, il Capo Gruppo e l’aiuto Capo Gruppo si sono adoperati per noi, per rafforzare i rapporti tra i capi più giovani, gli aiuti delle varie unita, per creare una comunità forte in continua formazione.

  • 2016 Fuoco "Girasole" Clan "Nettuno" Direzione di Gruppo campo invernale alle Cesane

2017/2018 Buona Caccia Ricca

Fabio Francesconi

“Buona caccia!”, disse Phao, come se Akela fosse ancora vivo, e poi, girando la testa sopra la spalla lacerata dai morsi, gridò verso gli altri: “Ululate, cani! Un lupo è morto questa notte!”.

Alcuni di voi non comprenderanno il senso di questa frase ma ogni lupetto sa che nel “libro della giungla” è con queste parole che si dà l’ultimo saluto ad “AKELA” nell’ora della sua morte.

Oggi vorrei usare le stesse parole per salutare te caro Ricca, perché, se nel fantastico mondo della giungla tu rappresentavi per tutti IKKI, in fondo sei sempre stato il nostro vero AKELA, la nostra guida, il nostro Capo. Colui che ha portato tanti cuccioli a divenire uomini e donne della partenza.

Forse non te ne sei nemmeno reso conto quando, trent’anni fa, hai fatto la cosa che meglio sapevi fare nella tua vita, rispondere con umiltà e gratuità: “SI, ECCOMI! Sono pronto a Servire”.

Quella scintilla di generosità ha acceso un fuoco vivo e splendente che per anni ha illuminato il cammino di tanti giovani e scaldato i cuori della nostra comunità. Lo farà ancora e per tanti anni.

Se Dio vuole … sarà per sempre!

B.P. nel suo ultimo messaggio agli Esploratori scriveva:

“…il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. “Siate preparati” così, a vivere felici e a morire felici. “

Caro Ricca, tu ci hai procurato tanta felicità ma oggi tu ci lasci e ci lasci migliori di come lo eravamo quando il Signore ci ha affidato a te. Non riesco a fare a meno di pensare che anche il nostro paese, la nostra Calcinelli che tanto hai amato, sia migliore di quanto lo sarebbe stata se tu non ci fossi stato. Hai insegnato a centinaia di giovani la lealtà, il rispetto, l’onore e la fiducia. Ci hai testimoniato la gratuità del servire il prossimo, ci hai fatto capire che l’obbedienza non è sottomissione ma dono e ci hai mostrato come davvero – e dico davvero – si può sorridere e cantare anche nei momenti difficili della vita.

Con te, Ricca, si rideva, si cantava. Ogni cosa che facevi era motivo di divertimento e quel che è più buffo è che l’unico modo che abbiamo imparato per farti capire quanto ti volevamo bene era prenderti in giro. “Vojatre me cojonat” ci dicevi sempre sorridendo, senza mai arrabbiarti e pensavo, speravo che avremmo potuto continuare ancora, per tanto tempo e invece oggi “si tu che ce cojoni”. Proprio quest’anno in cui dovevamo festeggiare insieme il trentesimo compleanno del nostro Gruppo, quel Gruppo che tu hai fondato, te ne vai così, senza nemmeno darci il tempo di realizzare, lasciandoci increduli e senza parole. Te ne vai con la solita umiltà, come il festeggiato che rinuncia al suo pezzo di torta e lascia il gusto di spegnere le candeline ai più piccoli. Ancora una volta ci hai mostrato come si risponde alla chiamata del Signore senza indugiare, nel pieno stile dell’ESTOTE PARATI.

Tu eri pronto Ricca ma noi no, non lo eravamo. La tristezza, la rabbia, la disperazione e la malinconia si fanno avanti con forza in queste ore ma tu hai gettato in ognuno di noi il seme della fede. Una fede che è germogliata e che oggi non ci impedisce certo di piangere ma pur con gli occhi gonfi di lacrime, ci strappa un timido sorriso di gioia e di speranza. Come un arcobaleno che colora il cielo dopo una giornata di pioggia e ci fa capire che la nostra vita va avanti, illuminata dal tuo ricordo e dai tuoi insegnamenti.  Non una fede che spinge a chiedersi “Perché? Perché proprio te? Perché ora e in questo modo?” ma una Fede che ci fa ringraziare il Signore per averci donato la tua presenza nelle nostre vite.

La nostra fede, la fede di uno Scout, è un Cerchio con un puntino nel centro che dice “TORNATO ALLA CASA DEL PADRE”. Perché noi tutti abbiamo la certezza che tu ora sei lì, alla casa del Padre Nostro, al sicuro e continuerai a darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per crescere e superare le difficoltà della nostra vita terrena. Li avrai ritrovato i tuoi familiari, i tuoi amici e quanti ti hanno preceduto e un giorno, sempre lì ci riuniremo tutti.

Forse ognuno di noi ha il diritto di conservare nel proprio cuore e nella propria intimità il Ricca che ha avuto l’onore e il privilegio di conoscere ma io ricordo i tuoi involti con la mortadella, quelli “speciali”, ricordo la tua ritmo blu parcheggiata sotto il comune quando uscivo da scuola, ricordo il tuo riportino, ricordo le tue fagiolate. Ricordo i canti che intonavi alla messa delle 9 in piedi davanti all’organo della chiesa, la tua risata “asmatica”, le ferite cicatrizzate con la cenere.  Ricordo i tuoi “e daiiii”, le tue “faccende fatte”. Ricordo la montanara che ci cantavi al fuoco prima di andare a dormire e il caffè con cui ci svegliavi la mattina ai campi.

Ricordo e ricorderò per sempre un uomo, un fratello maggiore, un amico vero che con la sua grande umanità, con la sua umiltà, con la sua forza e le sue fragilità, con la sua infinita bontà ci ha dato l’opportunità di essere uomini e donne migliori.

Per questo e per tutto quanto vissuto insieme ti sarò sempre grato caro Ricca.

Sali in cielo e fai divertire tutti con la “danza della polenta” come solo tu sapevi fare.

Buona Caccia, Buona strada

“Ululate, cani! Un lupo è morto questa notte!”.